Calcio corrotto nelle serie minori: sgominata rete di frodi sportive con cinque arresti

Uno schema sofisticato di manipolazione dei risultati calcistici ha caratterizzato l'inchiesta denominata "Penalty", che ha portato all'esecuzione di cinque provvedimenti restrittivi nelle prime ore della mattinata.

L'operazione, coordinata tra il Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri di Reggio Calabria e i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria della capitale, è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale reggino su impulso della locale Procura della Repubblica.

L'inchiesta si concentra su un presunto circuito fraudolento che avrebbe interessato le competizioni calcistiche delle serie minori del panorama italiano. Le persone sottoposte a misure cautelari risultano indiziate, con diverse qualifiche giuridiche, di aver partecipato a un'organizzazione criminale che aveva l'obiettivo specifico di perpetrare frodi nel contesto sportivo.

Le verifiche condotte dagli investigatori avrebbero accertato la sussistenza di numerose anomalie e condotte non conformi alla norma, tutte riconducibili a specifici esiti di gare e all'andamento generale di talune manifestazioni sportive di categoria inferiore. Il quadro complessivo delle evidenze emerse rappresenta uno scenario allarmante circa l'integrità delle competizioni a livello non professionistico.

Una conferenza stampa programmata per le undici della mattinata presso gli uffici della Procura reggina rappresenterà l'occasione per illustrare nei dettagli l'ambito, l'estensione e le specificità dell'indagine. Il procuratore capo Giuseppe Borrelli e i componenti dei nuclei investigativi forniranno un resoconto completo delle attività svolte e dei risultati conseguiti.

Le autorità competenti sottolineano un importante principio procedurale secondo cui i provvedimenti cautelare sono stati emanati durante la fase antecedente alla conclusione dell'istruttoria e rimangono perciò soggetti a impugnazione dinanzi ai gradi superiori di giudizio. La condizione giuridica degli indagati rimane, sino alla pronuncia di una sentenza passata in giudicato, quella di presunta innocenza, in conformità ai principi fondamentali dell'ordinamento penale.