Nel calcio moderno la polivalenza rappresenta una risorsa preziosa, capace di fare la differenza nei momenti cruciali della stagione. Il Livorno ha trovato in Luca Bonassi, ventenne bergamasco cresciuto nelle giovanili dell'Empoli, quella figura tattica in grado di adattarsi a qualsiasi situazione di gioco, diventando un elemento insostituibile nell'economia della squadra amaranto.
La carriera del giovane calciatore classe 2004 si è caratterizzata fin dall'inizio per una straordinaria duttilità tattica. Durante questa annata ha ricoperto praticamente ogni ruolo del campo: mezz'ala di centrocampo, esterno a tutta fascia, terzino, centrale difensivo e persino attaccante esterno. Una capacità di adattamento che lo ha reso protagonista assoluto nella fase più importante del campionato.
Le prestazioni recenti testimoniano il valore aggiunto di questa versatilità: decisivo con il gol realizzato contro il Folligno, prezioso con l'assist fornito nella trasferta di San Benedetto del Tronto, e ancora una volta determinante con la rete segnata contro il Forlì. Quest'ultima realizzazione ha rappresentato un momento particolarmente significativo per il percorso della squadra livornese.
«La azione è partita da Siniega – ricorda il numero 44 amaranto in una intervista pubblicata dal quotidiano Il Tirreno - poi ho allargato per Arcuni, uno-due con Malva: Alberto è stato bravo a vedermi a rimorchio. La cosa più bella è stata proprio l'azione, sulla catena di sinistra l'abbiamo toccata tutti. Questo sottolinea una volta di più l'importanza del collettivo in questo Livorno».
La rete contro il Forlì ha assunto un peso specifico particolare considerando le caratteristiche della squadra avversaria. «Era fondamentale sbloccare il risultato contro una squadra che in campionato aveva incassato pochissime reti. Segnare tre gol al Forlì non era scontato, stiamo facendo qualcosa di meraviglioso», ha sottolineato il centrocampista bergamasco.
Tuttavia, la realizzazione più significativa della stagione resta quella messa a segno a Terranuova Bracciolini, nel giorno che ha sancito la promozione della formazione amaranto. Un momento che il giovane calciatore difficilmente dimenticherà: «È un giorno che mi resterà per tutta la vita. Quando mi è capitato il pallone in area di rigore ho pensato solo a tenerla bassa. Di solito anche in allenamento punto troppo sulla potenza e Dionisi mi riprende ogni volta. E quel boaro successivo è stato pazzesco, indescrivibile».
Dietro questa rete così importante si cela un aneddoto che testimonia il clima di fiducia costruito all'interno del gruppo. «A ottobre mi sono fatto male per la seconda volta al flessore. E sono finito a terra dolorante in mezzo al campo. Tutti i compagni e il mister sono venuti lì. La prima cosa che mi ha detto Indiani è stata: "prenditi tutto il tempo che ti serve, tanto il gol che ci fa vincere il campionato lo segnerai tu". Me lo ha ricordato il vice Pascali a fine partita a Terranuova», ha raccontato Benassi.
La capacità di giocare in più posizioni, che alcuni potrebbero considerare un limite nella definizione di un'identità tattica precisa, rappresenta invece per il giovane calciatore una risorsa consolidata nel tempo. «Ho sempre fatto tanti ruoli in carriera. Quello che preferisco è la mezzala con licenza di inserirsi, come col Forlì per capirsi. Penso di non aver mai fatto due partite in fila nello stesso ruolo, ma in questa stagione ho un aspetto che mi ha aiutato. In passato invece alcuni allenatori mi facevano vedere il lato negativo della medaglia perché facevano fatica a vedermi in un ruolo preciso».
Il percorso di crescita del giocatore bergamasco è strettamente legato al lavoro svolto sotto la guida tecnica di mister Indiani, figura che ha saputo valorizzare le caratteristiche del giovane centrocampista. «Quanto ha inciso Indiani nella mia crescita? Veramente tanto. È una persona che ogni giorno riesce a farti dare qualcosa in più rispetto a quello di prima. Mai trovato un allenatore così. Ho avuto una crescita notevole soprattutto a livello mentale», ha spiegato Benassi.
L'ambientamento nella realtà livornese ha rappresentato per il giovane calciatore un'esperienza formativa sotto molteplici aspetti. Dopo aver mosso i primi passi nel calcio dilettantistico con il Ponte San Pietro, questa rappresenta la prima vera stagione ad alti livelli. «È il quarto anno lontano da Bergamo, ma ho trovato un gruppo top. Davvero dal primo giorno, cosa che invece nella mia prima esperienza non mi era capitata. Poi Livorno è una piazza unica. La passione che c'è qui la conoscono tutti, ma viverla è qualcosa di indescrivibile. Una carica pazzesca!»
Il numero di maglia scelto dal centrocampista racchiude un significato personale particolare, legato ai suoi riferimenti calcistici e affettivi. «Lo avevo lo scorso anno a Empoli. È un modo per combinare i miei due numeri preferiti: 18 e il 22. Il primo per Marino Magrin, mio allenatore quando ero piccolo e il 22 perché da bambino mio babbo mi chiamava "Kakà dei poveri". Sicché 4+4 fa 8 ed è anche il doppio di 22».
Con l'approdo alle semifinali, le ambizioni della squadra amaranto crescono costantemente. L'obiettivo dichiarato non lascia spazio a dubbi: «Siamo sempre partiti con il concetto di vincere e adesso in semifinale non possiamo che puntare sempre più in alto».
Il futuro del giovane bergamasco appare legato a doppio filo con i colori amaranto. La volontà di continuare il percorso intrapreso emerge chiaramente dalle dichiarazioni del calciatore: «Assolutamente sì. L'ambiente è unico, la società serissima e penso che ognuno di noi voglia restare. Poi chiaramente dipenderà dalla volontà del Club, ma la mia priorità assoluta è Livorno».
La stagione del Livorno prosegue quindi con la consapevolezza di poter contare su elementi in grado di fare la differenza nei momenti decisivi. La polivalenza di Benassi rappresenta un'arma tattica preziosa per affrontare le sfide che attendono la formazione amaranto nel prosieguo della competizione.
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