La Vigor Lamezia esce sconfitta di misura in casa contro la Gelbison, un risultato che ha lasciato l'amaro in bocca al tecnico Renato Mancini, il quale non ha esitato a chiamare in causa, con toni duri, l'atteggiamento di alcuni giocatori e la necessità di intervenire urgentemente sul mercato.
Mancini ha esordito riconoscendo la natura imprevedibile del calcio, ma sottolineando i margini di miglioramento: «Purtroppo il calcio è questo, a volte ti dà, a volte prende. Però sicuramente si poteva fare meglio». Il problema, secondo l'analisi, è stato nella fase offensiva, dove la squadra è risultata prevedibile. «Abbiamo provato a costruire anche perché ce lo permettevano, però poi nei 20 metri finali eravamo un po’ troppo piatti, quindi favorivamo la loro densità centralmente», ha spiegato il mister. Non sono mancate le occasioni create con azioni ben manovrate: «Qualche volta siamo usciti bene sulle fasce, avevamo la possibilità di chiudere l’azione bene. Ce n’è stata una emblematica quando siamo tre contro due, sbagliamo il passaggio semplicissimo a terra».
L'episodio del gol subito è stata un'ingenuità – «abbiamo commesso un errore, un’ingenuità sul goal, però quello che mi dà noia, lo dico chiaramente, l’ho detto nello spogliatoio, non mi è piaciuto l’atteggiamento di chi è subentrato». Mancini ha fatto riferimento specifico alle sue scelte per aumentare la qualità: «le scelte che avevo fatto con Embalo e Marigosu, per dare più, più fantasia, più dinamismo, più qualità in quel momento che ci voleva».
L’attacco è poi diventato frontale, con il tecnico che ha espresso il suo disappunto per la prestazione di un singolo: «se questo è l’atteggiamento, soprattutto di Embalo, non mi sta bene. Non mi sta bene perché è un giocatore importante, lo conosciamo tutti quanti. Però è un giocatore importante quando si mette al servizio della squadra. Attualmente non è successo e mi dà, ve lo ripeto, parecchia noia, perché stiamo aspettando e la società ha investito su questo elemento, e fare una figuraccia del genere non mi va». Il rispetto per i tifosi è un punto fermo: «C’è bisogno di rispettare il pubblico che viene, che paga il biglietto. Siamo in una grossa piazza, siamo anche a casa, quindi mi dà noia». Ha poi precisato la sua preferenza per l'impegno: «Apprezzo chi ha dato il massimo, chi è entrato, qualità minori a livello tecnico o meno, ma a livello morale e a livello di attaccamento, preferisco il resto».
Mancini ha ribadito che l'assenza di continuità di risultati è legata a problemi strutturali: «Le difficoltà ce le abbiamo. È inutile, non le ho nascoste dopo Reggio, dove abbiamo fatto una gara di sacrificio, siamo stati premiati». Il punto cruciale, al di là del risultato, resta l'approccio: «quello che non deve non deve mancare mai è l’atteggiamento. È l’atteggiamento perché siamo una squadra che è una neopromossa, ma anche se abbiamo il blasone della Vigor Lamezia, però dobbiamo dobbiamo buttare il sangue quando giochiamo».
Il tecnico ha poi lanciato un appello diretto alla società per il mercato. Il suo intento sarebbe schierare un centrocampo a tre, ma mancano i numeri: «La mia intenzione è quella di giocare con un centrocampo a tre, però attualmente non ho i numeri, non ho i giocatori a livello proprio numerico per giocare a tre nel centrocampo». La mancanza di alternative, soprattutto per l’under 2006 Simonetti, è un vincolo pesante.
La questione non riguarda solo la sconfitta, ma l'evoluzione della squadra: «Io sto male quando quando vedo che si può dare di più. Sarei stato la persona più contenta se avessimo dato il massimo. Avrei accettato il risultato in maniera diversa, però mi resta l’incompiuto su un secondo tempo in cui potevamo alzare il ritmo». Mancini si è anche espresso in difesa degli attaccanti che lottano, come Mascari: «va sostenuto, fino a quando fa il lavoro è normale, vanno sostenuti tutti. L’ho detto, se uno dà quello che ha, non avrà mai nulla da scusarsi».
L’appello al mercato è diventato un'urgenza: «Ho parlato con la società, ho parlato con i direttori. Dobbiamo intervenire, logicamente ci saranno uscite, però quello che mi preme è che si intervenga in tempo, perché io ora ho valutato due settimane, due partite, cioè 10-12 giorni, però vorrei che si intervenisse da questo punto di vista perché ho necessità proprio». Il tecnico ha specificato di cercare «centrocampisti puri», non attaccanti, per poter lavorare al meglio: «Sono in difficoltà, non posso inventarmi nulla come moduli o meno, stiamo lavorando, però vorrei lavorare in un certo modo».
Umore completamente opposto in casa Gelbison, dove mister Agovino ha festeggiato il suo debutto con una vittoria. «Un allenatore quando subentra sogna una roba del genere, però devo dire grazie ai ragazzi perché sono stati quattro giorni meravigliosi, mi hanno accolto bene, mi sono stati appresso e avevo sensazioni positive», ha dichiarato il tecnico campano.
Agovino ha visto una squadra non solo combattiva, ma anche capace di giocare: «Abbiamo fatto una partita gagliarda, fatte anche di idee. Ho visto la squadra giocare, palleggiare, mi è piaciuta tanto nello sviluppo del gioco». E quando c'è stato da stringere i denti, la squadra ha risposto presente: «Quando c’è stato da soffrire l’abbiamo fatto, secondo me, in modo perfetto. Siamo stati squadra, abbiamo siamo stati corti, stretti, gli abbiamo fatti soffrire, giocando un attacco diretto dove loro poi hanno perso molti palloni. Alla fine credo che sia stato un successo meritato».
Il tecnico ha infine spiegato il suo atteggiamento molto passionale in panchina: «Purtroppo, devo sottolineo purtroppo, la vivo in questo modo. Sono un passionale, amo profondamente il mio lavoro, vivo di calcio, ne ho fatto una ragione di vita». Un approccio che è il suo modo di vivere l'esperienza: «Io partecipo molto alla partita, racconto molto la partita ai giocatori in panchina, mi piace. È il mio modo, ripeto, di esprimermi e di fare questo lavoro».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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