Il Consiglio della FIFA, riunitosi nella giornata odierna a Zurigo, ha concluso i propri lavori senza adottare alcuna misura nei confronti di Israele, nonostante le richieste formali avanzate dalla Federazione palestinese lo scorso marzo e le sollecitazioni giunte ieri da Amnesty International. Una decisione attesa, che conferma la linea di prudenza dell'organismo calcistico mondiale di fronte a una delle questioni geopolitiche più controverse del momento.
Nel comunicato ufficiale diffuso al termine della riunione, il presidente Gianni Infantino ha tracciato i confini dell'azione della FIFA: "La FIFA non può risolvere i problemi geopolitici, ma può e deve promuovere il calcio in tutto il mondo sfruttando i suoi valori unificanti, educativi, culturali e umanitari". Una dichiarazione che suona come una presa di distanza da responsabilità che la massima autorità calcistica mondiale ritiene estranee al proprio mandato.
Durante il discorso di apertura dei lavori consiliari, Infantino ha tuttavia riconosciuto la delicatezza del tema, oggetto di continui confronti tra le federazioni affiliate. Il numero uno FIFA ha sottolineato l'importanza di promuovere pace e unità, con particolare riferimento alla drammatica situazione nella Striscia di Gaza: "Alla FIFA, ci impegniamo a utilizzare il potere del calcio per unire le persone in un mondo diviso. I nostri pensieri vanno a coloro che soffrono nei numerosi conflitti che esistono oggi nel mondo, e il messaggio più importante che il calcio può trasmettere in questo momento è quello di pace e unità".
La questione che ha animato il dibattito internazionale non riguarda tuttavia principi astratti o posizionamenti geopolitici, ma una presunta violazione concreta dello Statuto FIFA. L'esposto presentato dalla Palestina - riconosciuta dalla FIFA sin dal 1998 - e ribadito da Amnesty International fa riferimento all'articolo 64.2 dello Statuto, secondo cui: "Le federazioni membri e i loro club non possono giocare sul territorio di un'altra federazione membro senza l'approvazione di quest'ultima".
Secondo quanto denunciato, la situazione attuale vedrebbe sei squadre affiliate alla Federazione calcistica israeliana (IFA) disputare le proprie partite nel Territorio occupato palestinese: Maccabi Ariel, Ironi Ariel, Beitar Givat Ze'ev Shabi, Beitar Ma'ale Adumim, Hapoel Oranit e Hapoel Bikat Hayarden. A queste, la parte palestinese aggiungerebbe l'Hapoel Katamon Yerushalaim, che disputerebbe gli incontri casalinghi a Maale Adumim, in Cisgiordania.
L'articolo statutario citato non prevede esplicitamente la sospensione della Federazione inadempiente, ma fino a oggi non risulta che siano state comminate sanzioni di alcun genere nei confronti di Israele. La questione, di fatto, rimane aperta e potrebbe ora spostarsi sul tavolo della UEFA, la confederazione europea che molti all'interno della FIFA ritengono competente per territorio a occuparsi della vicenda.
La riunione del Consiglio FIFA ha affrontato anche altre tematiche rilevanti per il futuro del calcio mondiale. Particolare attenzione è stata dedicata ai rapporti con alcune organizzazioni del calcio professionistico, accusate di lanciare attacchi pubblici contro la FIFA e di mancare di trasparenza, governance e stabilità. Sebbene non venga esplicitamente menzionato nel comunicato ufficiale, il riferimento sembra rivolto al sindacato mondiale dei calciatori FIFPro, che ha contestato l'organizzazione del calendario internazionale e in particolare il nuovo Mondiale per club.
Il Consiglio FIFA ha riconosciuto in queste dinamiche una minaccia per la struttura piramidale tradizionale del calcio mondiale, che coordina l'attività delle nazionali e dei club a livello globale, continentale e nazionale. "La FIFA continuerà a invitare tutte le parti interessate a un dialogo significativo per proteggere i giocatori, trovare il giusto equilibrio tra il calcio di club e quello nazionale a livello globale e migliorare il calcio per il futuro", ha dichiarato Infantino, ribadendo la necessità di compattezza di fronte a queste sfide.
Sul fronte organizzativo, il Consiglio ha completato la nomina dei membri delle commissioni permanenti per il quadriennio 2025-2029, al termine di un processo di consultazione che ha coinvolto tutte le federazioni affiliate e le confederazioni. L'elenco completo verrà pubblicato sul sito FIFA.com. Infantino ha sottolineato l'importanza di questa riforma: "Le nuove commissioni permanenti porteranno a un maggiore coinvolgimento delle nostre federazioni affiliate, delle confederazioni e delle altre parti interessate nei nostri processi decisionali, a una maggiore rappresentanza femminile e a una competenza tecnica più mirata in vari settori rilevanti per il calcio. In altre parole, la FIFA sarà meglio attrezzata per affrontare il futuro".
Per quanto riguarda le competizioni, il Consiglio ha ricevuto un resoconto positivo sull'andamento del Mondiale per club, con il presidente dell'ECA Nasser Al-Khelaïfi che ha ribadito il successo globale del torneo e l'entusiasmo manifestato dai club per il futuro della competizione.
Sono state inoltre ufficializzate importanti decisioni organizzative: l'Azerbaigian e l'Uzbekistan co-ospiteranno la Coppa del Mondo FIFA U-20 2027, mentre Londra è stata designata come sede della fase finale della Coppa delle Campionesse FIFA 2026. Quest'ultima comprenderà quattro partite, programmate tra il 28 gennaio e il 1° febbraio del prossimo anno. Il calendario internazionale femminile si è inoltre arricchito della Coppa d'Africa femminile CAF, in programma dal 17 marzo al 3 aprile 2026.
Alla riunione hanno partecipato in qualità di osservatori Peter Knäbel, presidente della Federcalcio svizzera, Nasser Al-Khelaïfi, presidente dell'Associazione dei Club Europei, e Bruno Chiomento, presidente della Commissione Governance, Audit e Conformità, tutti intervenuti durante i lavori.
La scelta della FIFA di non intervenire sulla questione israelo-palestinese rappresenta, di fatto, una decisione di non decisione. Invocando la pace ma astenendosi da provvedimenti concreti, Zurigo ha optato per una posizione che alcuni definiranno prudente, altri evasiva. Resta il fatto che una delle questioni più spinose del calcio internazionale rimane senza risposta, con la palla che passa ora agli organismi continentali e, in particolare, alla UEFA.
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