Marta Carissimi conquista l’Islanda. Il suo Stjarnan fa doppietta, lei indossa con orgoglio la corona di regina. Scudetto e coppa nazionale in bacheca, vinti in un sol boccone. I brividi unici della Champions League, un Paese "che mi ha fatto sentire a casa fin da subito". In tre parole: "Un’avventura straordinaria". L’ex centrocampista dell’Agsm Verona è al settimo cielo: i primi due trofei della carriera hanno "un sapore speciale". Storia di vita ma anche di pallone, quella di Marta, partita a giugno per il Nord "per provare a 27 anni un’esperienza nuova e arricchirmi sia calcisticamente che culturalmente". Ci è riuscita, Carissimi. Togliendosi pure la soddisfazione di calcare ancora i palcoscenici europei: "Giocare la Champions League è sempre un onore". Leader del centrocampo del Verona ieri, punto di riferimento dello Stjarnan oggi. E con futuro tutto da scrivere: "Tornerò in Italia nei prossimi giorni e deciderò cosa fare". Intanto, Marta, si gode la corona e lo scettro d’ Islanda.
Carissimi, lo Stjarnan è ai suoi piedi. E in bacheca entrano le prime coppe della carriera.
"Sollevare i trofei con la medaglia d’oro al collo è un’emozione impagabile. Vincere è il traguardo a cui aspira e per cui si allena ogni atleta. Finora avevo sempre guardato festeggiare qualcun altro e, finalmente, ora è arrivato anche il mio momento".
Grinta, sostanza e qualità. Il centrocampo dello Stjarnan ha un punto di riferimento italiano.
"Ho sempre dato il massimo ed è bello essere riuscita a lasciare il segno. Sono orgogliosa della squadra, non perché abbiamo vinto, bensì per il modo in cui l’abbiamo fatto e per i valori umani del club".
Conquistare il campionato con una giornata di anticipo cosa significa?
"Intanto è meno angosciante (sorride), anche se ottenere il successo all’ultima partita regala maggiore spettacolo. Abbiamo dimostrato di avere qualcosa in più delle avversarie, una mentalità vincente e la volontà di prenderci tutto: abbiamo affrontato ogni gara con massima umiltà, ma con la consapevolezza di poter essere le migliori».
I trionfi sono stati pure conditi da quattro reti in Úrvalsdeild (serie A islandese).
"Infatti. Non ho una grande predisposizione al gol, pertanto sono molto contenta. Tra l’altro, due di queste reti hanno rappresentato il mio biglietto da visita: ero in Islanda da un paio di giorni e nella sfida d’esordio contro l’FH sono andata a segno due volte: nessuno mi conosceva all’interno del team e quella doppietta è stata davvero importante. In ogni caso, credo di aver contribuito in maniera determinante con gli assist".
L’avventura in Islanda?
"Straordinaria. Ho giocato in un campionato più fisico e con ritmi diversi da quelli a cui ero abituata in Italia. Mi sono confrontata con un modo differente di pensare e interpretare il calcio, dalle metodologie di allenamento alle partite. A E per la prima volta, ho avuto l’opportunità di essere esclusivamente una calciatrice, senza la preoccupazione di studiare, se non l’inglese, o di dover sostenere esami. A livello di strutture, poi, ho potuto usufruire in qualsiasi momento di palestra, piscina, spa e campi al coperto: in Italia, solo le società maschili professionistiche hanno a disposizione impianti del genere. In Islanda, invece, è la normalità per il settore femminile".
Fuori dal calcio?
"L’Islanda è stata una bella sorpresa: una terra che all’inizio quasi non conoscevo e che ora fatico a lasciare, con paesaggi mozzafiato in ogni angolo. Un paese in grado di cambiare volto in base alla prospettiva da cui viene guardato. Inoltre, le persone sono semplici però davvero cordiali e ospitali".
Cosa le rimarrà impresso?
"Non basterebbe un libro per elencare tutti i ricordi che mi legheranno per sempre a questa avventura. Mi spiego con una metafora: sono arrivata con una “valigia vuota” e ora il bagaglio è talmente pieno che si chiude con difficoltà. Porterò con me amicizie vere, incontaminate, e tante emozioni provate in un abbraccio, in uno sguardo e in un sorriso, nel sollevare i due trofei. Ma resteranno nel mio cuore anche il silenzio del paesaggio, la magnificenza del tramonto o il bagno caldo in una pozza naturale".
I flash indimenticabili?
"Appena arrivata in Islanda, non mi sono sentita una straniera. Anzi, ho avuto subito la sensazione di trovarmi a casa. E poi la prima escursione: sono rimasta a bocca aperta davanti al fragore di una cascata".
Insegnamenti?
"Parecchi. Questa esperienza di vita ha rappresentato un arricchimento importante e mi ha permesso di crescere sia come atleta che come persona: ho rafforzato certi miei principi e mi sono aperta su altri. Ho avuto molto tempo a disposizione per concentrarmi su me stessa, per conoscermi meglio e riflettere. Mi sento maturata".
Il suo futuro?
"Lo Stjarnan vorrebbe confermarmi per la prossima stagjone: la società desidera vincere ancora il campionato e la coppa, e migliorarsi in Champions League. Non so cosa farò: il mio futuro calcistico non lo conosco ancora. In ogni caso, la decisione “passerà” da alcune e importanti valutazioni".
Stjarnan eliminato in Champions League dallo Zvezda 2005 ai sedicesimi. Il cammino europeo è durato un turno.
"Peccato. Speravo potessimo arrivare agli ottavi di finale, sebbene sapessi che sarebbe stata un’impresa ardua, non essendo noi testa di serie. Lo Stjarnan è una buona squadra, si è impegnato al massimo, però disputava la Champions League solo per la seconda volta, tra l’altro con una età media di 22 anni e con diverse diciannovenni titolari: abbiamo pagato proprio la mancanza di esperienza in tornei così difficili".
Carissimi cosa ha provato a giocare di nuovo in Europa?
"Un’emozione incredibile. La Champions League è la competizione più prestigiosa a livello di club ed è il sogno di qualsiasi calciatrice: in quel momento, rappresenti sia la tua società ma pure l’intero movimento nazionale, perché gli eventuali successi portano valore al Paese. E confrontarsi con le migliori formazioni d’Europa è molto stimolante".
A proposito, la sua esperienza numero uno in Coppa dei Campioni arrivò con la maglia del Agsm Verona nel 2012.
"Già. La prima partecipazione in Champions League l’avevo vissuta con più pathos. Questa avventura, invece, ha avuto un sapore differente, però sempre unico: quando sono scesa in campo per la gara di ritorno, dove avremmo dovuto ribaltare il risultato (lo Zvezda 2005 vinse 2-5 all’andata, ndr), mi sono tornate in mente proprio le sensazioni provate allo stadio Bentegodi contro il Birmingham City: pure in quell’occasione, alla squadra servivano tre gol per passare il turno. Purtroppo, lo Stjarnan non è riuscito a compiere l’impresa (3-1 per le russe, ndr), centrata al contrario dall’Agsm nel 2012".
Il feeling tra Marta e i colori gialloblù?
"Ho un ottimo ricordo di Verona: ho trascorso due belle stagioni, sicuramente positive. In più, sento spesso diverse calciatrici: con loro ho costruito qualcosa che va oltre il semplice rapporto di compagne di club. Un ritorno in riva all’Adige? Se ci fossero le condizioni giuste, mai dire mai".
L’Agsm Verona 2014/15?
"Una formazione che punta a conquistare scudetto e Coppa Italia. La società ha rinforzato la squadra proprio dove aveva bisogno: a livello di esperienza. Inoltre, il mercato ha regalato giovani talenti, sia italiani che stranieri: gli acquisti sono stati tanti e importanti e, ora, vanno amalgamati nel modo migliore e in tempi rapidi. Il campionato e la Coppa sono percorsi lunghi, e in più ci sono diverse “nazionali” tra le gialloblù: ecco, forse l’unica cosa che manca all’Agsm è una rosa più ampia, che permetta ricambi all’altezza in caso di impegni ravvicinati di club e Nazionali, o di eventuali infortuni".
Autore: Anna Laura Giannini
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