I massimi campionati dilettantistici regionali ripartiranno. Sua maestà Eccellenza riprenderà il proprio incedere e si tenterà di salvare la stagione a meno che non ritornino cause di forza maggiore che ad oggi non sono esattamente da escludere.
Eppure, la ripartenza, così almeno come prospettata nel comunicato emesso dalla Lega Nazionale Dilettanti, non si comprende bene a cosa servirà e neppure a che scopo esattamente ripartirà se non per tentare di salvare la parvenza di regolarità del finale di Serie D che naturalmente si giova anche del meccanismo delle retrocessioni. E per retrocedere servono squadre che dall'Eccellenza salgano di categoria.
Nel comunicato è chiaramente scritto che chi non vorra riprendere, potrà non farlo e non ci saranno conseguenze perché c'è l'intenzione di non procedere con le retrocessioni. Peccato che dopo pochi giorni già alcuni Comitati Regionali si siano tirati indietro su questo punto.
Alcuni hanno intenzione di procedere con le retrocessioni (anche se c'è da chiedersi poi chi salirà dalla Promozione che non riprenderà?), altri sono sulla via di mezzo: il club non vuole continuare? Bene, ma deve dimostrarmi il perché e se ci sono fondati motivi allora può non farlo e non retrocederà.
Un guazzabuglio davvero clamoroso che dimostra, purtroppo, tutta la mancanza di preparazione e lungimiranza della politica sportiva a cominciare dal basso.
Che ci siano qualche (molte?) società che non vogliono continuare la stagione è un dato di fatto soprattutto al nord. E dietro ci sono varie ragioni che vanno ben oltre il ragionevole scoramento per la follia estiva di non fermare la giostra.
Allora i vertici Figc regionali e quelli della Lega Nazionale Dilettanti dovrebbero spiegarci il perché bisogna riprendere un campionato dove, per quanto ci si possa tutelare, i rischi di salute per i protagonisti saranno comunque elevati. Un campionato che continuerà senza pubblico, e dove (se si mettono d'accordo realmente) nessuno retrocederà. E quando anche tutto dovesse riprendere come se nulla, o quasi, fosse, con tanto di retrocessioni per tutti, ebbene quali saranno i criteri delle promozioni in seguito a tali retrocessioni e su quali norme poggeranno?
In rete circola una malignità sul fatto che si vuole a tutti i costi la ripresa del campionato per incassare in toto le quote di iscrizione. Noi la bolliamo come tale: una malignità. Andreotti potrebbe obiettare che a pensare male... ma non è davvero questo il caso.
Resta però indiscutibile che far ripartire il campionato di Eccellenza è un'autentica follia con un Paese già piegato e prostrato da una crisi economica che non ha ancora riverberato tutta la forza esplosiva che purtroppo saremo costretti a sentire tutti noi sulla nostra pelle.
Una ripartenza così come prospettata non tiene conto dei rischi di contagio e dei disagi palesi per i club che, anche questo va detto, non riescono a fare sentire la propria voce in maniera decisa.
Vogliamo poi parlare della possibilità, qualora davvero non ci fossero retrocessioni, di quei club che potrebbero preferire mandare in campo dei ragazzini piuttosto che i titolari per risparmiare i rimborsi spese che ai secondi dovrebbero essere riconosciuti essendo stati sottoscritti a suo tempo.
Che ci dicano perché, che ci spieghino come. Che diano delle risposte perché ad oggi la politica del calcio ha soltanto prodotto pressapochismo ed una classe dirigente le cui qualità, a voler essere onesti intellettualmente, sono sotto gli occhi di tutti.
Autore: Marco Pompeo / Twitter: @Marco_Pompeo
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