La situazione all'interno dell'Ascoli sta assumendo contorni sempre più preoccupanti. Il club bianconero, già alle prese con una dolorosa retrocessione in Serie C, si trova ora a fronteggiare una crisi dirigenziale senza precedenti, aggravata da episodi che hanno oltrepassato il confine della semplice contestazione sportiva.
La notizia, emersa solo nelle ultime ore ma risalente al 3 maggio scorso, ha scosso l'ambiente calcistico marchigiano: una bomba carta è stata fatta esplodere nei pressi dell'abitazione di Domenico Verdone, direttore generale dell'Ascoli, situata nel centro storico della città. Un gesto intimidatorio che segna un pericoloso inasprimento della tensione tra la dirigenza e una parte della tifoseria.
Secondo quanto comunicato dalla Questura di Ascoli Piceno, gli autori dell'attacco sono stati rapidamente identificati: si tratta di due esponenti del tifo organizzato bianconero che, significativamente, hanno agito a volto scoperto. Un particolare che sottolinea la deliberata volontà intimidatoria del gesto e l'escalation di un conflitto che ha ormai superato i normali canali della contestazione calcistica.
L'episodio, inizialmente tenuto riservato dalle autorità probabilmente per non alimentare ulteriori tensioni, rappresenta un salto di qualità negativo nella già complessa situazione del club marchigiano.
Sullo sfondo di questi episodi allarmanti, persiste una preoccupante assenza di programmazione all'interno della società. L'organigramma dirigenziale appare privo di una direzione chiara, con decisioni che sembrano prese alla giornata, senza una strategia complessiva per il rilancio del club.
Nel quadro attuale, l'unico dirigente formalmente in scadenza di contratto risulta essere il direttore sportivo Nereo Sforzini, la cui permanenza è tutt'altro che garantita. Mentre si attendono decisioni sul suo futuro, è proprio Domenico Verdone a gestire le operazioni di mercato e le scelte operative del club, accentrando su di sé responsabilità e, inevitabilmente, malcontento.
Verdone, infatti, è diventato il principale bersaglio delle critiche della tifoseria, che lo identifica come il simbolo di una gestione ritenuta fallimentare, culminata con la retrocessione della squadra.
Il clima di tensione che si respira attorno all'Ascoli è alimentato da molteplici fattori: la delusione per la retrocessione, l'apparente assenza di un progetto tecnico definito per il futuro e la mancanza di comunicazione trasparente tra proprietà e ambiente.
La bomba carta esplosa sotto l'abitazione di Verdone rappresenta il punto più basso di un rapporto ormai deteriorato tra una parte della tifoseria e i vertici societari. Una frattura che appare sempre più difficile da sanare e che rischia di compromettere qualsiasi tentativo di ripartenza.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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