Domenico Toscano è stato ufficialmente presentato oggi come il nuovo allenatore del Catania. In conferenza stampa il neo tecnico degli etnei si è concesso alle domande dei colleghi presenti.
Queste, come riprese da tuttocatania.com, le dichiarazioni di Toscano: «Per me è un giorno importante. Ringrazio il club, il presidente, il vice presidente, il direttore per la fiducia riposta nei miei confronti affidandomi la guida tecnica di un club glorioso. Per me è un onore ma anche un onere rappresentare questo club, credo tanto nel duro lavoro e prometto che non mancherà. Sarà un’annata impegnativa, lo sappiamo. Con momenti buoni e meno buoni dove tutti dovremo essere uniti. Quando ho avuto l’occasione di parlare col direttore ed il vice presidente ho percepito subito la voglia di fare cose importanti in questa città e per questo club. Ho visto in loro la mia stessa motivazione, che si sposa in modo straordinario con il Catania».
«Inizio una nuova avventura, sono sicuro che sarà ricca di soddisfazioni. Dobbiamo in primis trasferire il senso di appartenenza a questa maglia e città. C’è da lavorare tanto ed è proprio questo che mi piace di più. Nella costruzione della rosa dovremo dare una identità ben precisa mettendo ognuno di noi a disposizione il massimo impegno allestendo un organico competitivo per il campionato che andremo ad affrontare. Da un po’ di tempo col direttore siamo in contatto per quanto riguarda la rosa da allestire. Vogliamo sbagliare meno possibile. Da ieri non ci siamo mossi dall’ufficio, vince chi sbaglia meno degli altri, non il più bravo. Le nostre valutazioni sono approfondite, a 360 gradi attribuendo la priorità ai valori umani perché l’uomo viene prima del calciatore. Per costruire un gruppo forte serve una forte identità».
«Io non guardo dietro. Quello che si è fatto a Cesena rimarrà nella storia perché abbiamo prodotto numeri straordinari, ma adesso voglio pensare al Catania. Sono un allenatore che ama le sfide. Toscano cerca sempre nuove sfide, Catania è molto bella e affascinante come sfida in un club che non reputo di Lega Pro ma di alto livello. Io quando sono venuto qua da avversario ho sentito sempre vibrare lo stadio. Catanesi ne ho incontrati in tutto il mondo. Ricordo anche lo striscione esposto nella finale di Champions a Dortmund, e poi 15mila abbonati in C e D si vedono davvero in pochi contesti».
«Sarà importante cercare di cucire il vestito giusto. Giocando bene, che per me significa sapere cosa fare di preciso in ogni fase di gioco. Non devono mancare ritmo e intensità perché ormai è un calcio fatto di duelli, di uno contro uno. Soprattutto sul piano mentale il Catania dovrà essere forte, specialmente nei momenti meno belli devi avere una spiccata resistenza mentale sapendo reagire e andare avanti con intensità e la consapevolezza che devi avere per raggiungere un risultato importante. L’ambizione del nostro club e l’entusiasmo della gente devono essere i punti fermi da alimentare ogni giorno. L’entusiasmo lo alimenti attraverso quello che fai vedere in campo, mostrando al pubblico una squadra alla quale la gente si deve immedesimare e innamorare».
«Ci sono annate dove si ritiene che il girone B sia il più difficile, altre in cui si pensa lo stesso del girone A o C. Nel gruppo C si evidenziano maggiormente le situazioni ambientali, tanta passione ed entusiasmo sugli spalti con l’aspetto agonistico un pò più elevato rispetto agli altri gironi. Ma la verità è che uscire da questa categoria è difficile a prescindere dal girone. Se giocherò col 3-5-2 di base? I sistemi di gioco ormai sono aspetti e numeri giornalistici. Le mie squadre partono da una base a tre ma il vestito che dovremmo cucire addosso dipenderà anche dall’utilizzo di due centrocampisti, un trequartista e due punte, due centrocampisti, due tre trequarti e una punta. Stiamo lavorando per trovare le caratteristiche giuste per sviluppare le nostre idee di gioco».
«Nelle mie esperienze vincenti è spiccata sempre questa forte identità e senso di appartenenza, in generale l’alchimia che si crea tra club, squadra, ambiente e tifosi. Ora dobbiamo innanzitutto accorciare il gap di punti dal primo posto della passata stagione. Scendere in campo con una mentalità vincente, per come lo intendo io, significa puntare a migliorare e crescere ogni giorno, poi diventa una conseguenza vincere. Ci sono voluti due anni per ottenere la B a Cesena perché la prima stagione si concluse al secondo posto a -2 dalla vetta, nella seconda si è capito dove migliorare non commettendo gli stessi errori».
«Giovani? A me non piace parlare di giovani e meno giovani. Se un giovane lo considero sempre tale non crescerà mai, i giovani sono parte integrante del gruppo. Abbiamo le idee chiare e c’è condivisione anche in questo. Se sono da Catania, non abbiamo nessuna preclusione su giovani o meno giovani. Il giovane è quello che ti può dare più energia, spensieratezza, ritmo, li puoi plasmare come vuoi perché sono vergini di idee».
«Col direttore non abbiamo parlato di nomi ma di caratteristiche. Puoi fare anche delle valutazioni sui giocatori del Catania che hanno disputato la scorsa stagione, proiettandoli alla successiva con idee nuove e un progetto tecnico diverso. Mi riferisco a gente che magari sente sua la responsabilità di un’annata che poteva andare meglio ed ha voglia di riscatto, di regalare a Catania ed al Catania molte soddisfazioni, stiamo facendo tante valutazioni a 360 gradi non solo dal punto di vista tecnico ma anche attraverso le tante informazioni della scorsa stagione e di chi ha veramente voglia di dimostrare il proprio valore. Stiamo cercando di accorciare i tempi sul mercato. Si arriverà alla prima partita di Coppa Italia e prima ancora in ritiro con almeno il 60-70% dell’organico già composto. Sarà un periodo importante perché in ritiro metti le basi, costruisci le fondamenta di un’annata. Lavoreremo tanto per accorciare i tempi».
«Ho scelto Catania perché è una città che ti dà tanto, io in questi due giorni che sono qui ho capito che si parlava solo di Sant’Agata e del Catania. Noi saremo gli artefici del destino del Catania. Speriamo che Sant’Agata ci dia una mano (sorride, ndr). Le pressioni sono belle, ti danno adrenalina. Chi fa questo mestiere e vive di adrenalina, di lavoro quotidiano, di passione, sa che queste ti danno la giusta motivazione in queste piazze. Ma più che di pressione parlerei di responsabilità. La pressione è un aspetto che crei tu stesso, quando non sei consapevole di quello che puoi dare, ma la responsabilità la devi sempre avere. Quella non ti fa dormire la notte neanche quando vinci, perché aspetti la partita successiva da vincere, o quando perdi proiettandoti subito sull’altra gara. Non vedo l’ora d’iniziare la stagione in una città stupenda con sole, mare, montagna, che per certi versi assomiglia molto alla mia città natale».
«È difficile descrivermi, generalmente mi definiscono gli altri. Io sono un uomo del sud, a volte orgoglioso, che pretende tanto da se stesso e dagli altri. Posso apparire burbero, probabilmente in campo lo sono, ma fuori sono molto disponibile e do tanto ad una persona che mi dà determinate sensazioni. Io credo molto anche nelle interazioni con i calciatori. Per me è importante quel giocatore che fa un chilometro in più perché qualcuno si è preso cura di lui dal punto di vista della persona. Credo tanto nei rapporti interpersonali che poi ti agevolano nel lavoro in campo. Se si crea quell’alchimia di fiducia reciproca puoi trasmettere tutto quello che vuoi ai calciatori. È il mio pensiero. Credo molto nella cura dei particolari, nei valori umani, nel rapporto che riesci ad instaurare, nella cultura del lavoro, nel gruppo, nell’avere un unico obiettivo da raggiungere. Il Catania viene prima dell’Io. Uscire da questa categoria è la cosa più difficile da fare ma noi ci proveremo».
«Allenatore, direttore sportivo, club e tutte le figure che lavorano intorno alla società sono importantissime. Ognuno di noi deve portare un punto, io qualcuno in più, altri qualcuno in meno. Ho già visto grande passione in tutte le componenti che ho conosciuto in questi due giorni, dal giardiniere a chi lavora in palestra e in società. Questo è molto importante perché i campionati di livello si fanno nel contesto di un club in cui ogni giorno ognuno dà il proprio contributo».
«È anche importante capire subito dove lavori, cosa vuole il catanese, scegliere giocatori adatti alla piazza di Catania. Voglio che i calciatori siano un’ispirazione per il giovane tifoso che diventerà tifoso di tante trasferte, in questo modo lasci il segno a prescindere dal risultato. La gente si deve innamorare del gruppo nuovo del Catania. Primavera? Credo sia doveroso rivolgere uno sguardo anche alla Primavera, anche perché durante l’anno tra defezioni e infortuni attingere al proprio settore giovanile e scoprire nuove risorse per club e squadra è importante».
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