La Serie C rappresenta un osservatorio privilegiato per comprendere le dinamiche del calcio italiano, ma necessita di maggiori attenzioni e investimenti per esprimere appieno il proprio potenziale. È questa, in sintesi, l'analisi offerta da Sergio Filipponi, ex direttore sportivo del Campobasso, intervenuto ai microfoni di TMW Radio nel corso della trasmissione "A Tutta C".
L'esperto dirigente sportivo ha tracciato un quadro articolato della terza serie nazionale, evidenziando come questo livello del campionato italiano costituisca un patrimonio tecnico e formativo troppo spesso sottovalutato dall'intero sistema calcistico.
Filipponi ha espresso grande apprezzamento per la complessità e la ricchezza della Serie C, manifestando un interesse particolare per il Girone B ma senza trascurare le caratteristiche peculiari degli altri due raggruppamenti. "Mi tengo aggiornato soprattutto su quello che è il Girone B della C, però mi piace capire anche le dinamiche degli altri due gironi. La Serie C è un campionato molto affascinante, con allenatori che propongono un calcio innovativo, giovani che escono dalle Primavere o qualcuno che arriva dalla Serie D e riesce a imporsi", ha dichiarato l'ex dirigente biancazzurro.
Secondo Filipponi, la terza serie rappresenta un laboratorio dove emergono talenti capaci di apportare valore al movimento calcistico nazionale. "Possono diventare sorprese e portare valore tecnico al calcio italiano. È un campionato che seguo con grande interesse: mi piace il calore del Girone C, la tecnica e la tattica de'A e quel mix di agonismo e qualità del B. Diciamo così: la C è davvero completa", ha aggiunto, sottolineando come ogni girone presenti caratteristiche distintive che nel complesso rendono il campionato particolarmente stimolante.
Nonostante le qualità riconosciute, Filipponi ha lanciato un appello chiaro sulla necessità di rafforzare il supporto alla Serie C, evidenziando come il campionato non riceva ancora l'attenzione che meriterebbe nell'ecosistema calcistico italiano. "Dobbiamo finanziarla la C, dobbiamo aiutare presidenti e società a sostenerla. Diciamo sempre le stesse cose, ma se dall'alto non vengono prese iniziative virtuose, diventa tutto più difficile", ha affermato con decisione.
L'ex direttore sportivo ha riconosciuto la passione che anima i presidenti delle società di terza serie, ma ha sottolineato come l'entusiasmo da solo non basti. "Noi in Italia viviamo di calcio: alla fine si trova sempre il presidente che ama questo sport. Però la Serie C deve essere sostenuta con più forza", ha ribadito, evidenziando la necessità di interventi strutturali da parte delle istituzioni calcistiche.
Uno degli aspetti centrali dell'analisi di Filipponi riguarda il ruolo formativo della Serie C, considerata una tappa fondamentale nel percorso di crescita dei calciatori che transitano dalle squadre Primavera al professionismo. "È un campionato che ti forma, soprattutto per i ragazzi che escono dalla Primavera, perché è li che capisci cosa significa entrare nel mondo del lavoro: trovi calciatori che hanno famiglia, allenatori e direttori che vivono di calcio, e devi cambiare mentalità velocemente", ha spiegato.
Secondo l'ex dirigente, il salto dalla categoria giovanile alla Serie C rappresenta un passaggio cruciale che va ben oltre l'aspetto tecnico-tattico. "La differenza è tutta lì: quando acquisisci la mentalità giusta, tutto diventa più semplice", ha concluso su questo punto, evidenziando come la maturazione psicologica e professionale costituisca l'elemento discriminante per il successo futuro dei giovani calciatori.
Filipponi si è espresso con toni critici rispetto alla proposta di innalzare l'età dei giocatori ammessi nelle squadre Primavera, definendo l'iniziativa un passo indietro per il calcio italiano. "Io penso che nemmeno chi l'ha proposta, questa cosa, la comprenda davvero. Andiamo indietro di cent'anni", ha affermato senza mezzi termini.
L'ex direttore sportivo ha proposto invece una riflessione più ampia sul sistema degli under, arrivando a suggerire modifiche radicali. "Io toglierei anche gli under in Serie D e in Eccellenza: statisticamente non hanno portato vantaggi", ha dichiarato, basandosi su un'analisi dei risultati ottenuti finora da questa formula.
Filipponi ha motivato la sua posizione sottolineando l'importanza dell'esperienza precoce in contesti competitivi difficili. "Non capisco l'innalzamento dell'età, quando l'esperienza fa la differenza. Un ragazzo con grandi aspettative viene catapultato in un calcio 'sporco', soprattutto nei gironi più tosti, e questo lo forma: prima avviene il passaggio, prima c'è la crescita", ha argomentato.
L'ex dirigente ha inoltre evidenziato le conseguenze negative del sistema attuale sulle carriere dei giovani calciatori. "Lo stesso vale per gli under in D: è una scelta che non paga. Finito l'under, tanti ragazzi si ritrovano senza prospettive", ha osservato, lanciando un monito sulle responsabilità del sistema calcistico. "Io spero che qualcuno capisca che qui si parla del futuro del calcio italiano. Basta vedere la Nazionale", ha concluso, collegando le difficoltà della rappresentativa nazionale alle lacune nel sistema di formazione dei giovani.
Interpellato sulla riforma Zola, Filipponi ha espresso una posizione netta sulla necessità che la Serie A assuma un ruolo più attivo nel sostegno alle categorie inferiori. "La Serie A dovrebbe aiutare le Leghe più basse: sarebbe un modo per sostenere i club con meno risorse", ha affermato, indicando nella redistribuzione delle risorse economiche una priorità per il calcio italiano.
L'ex direttore sportivo ha elencato le difficoltà concrete che le società di categoria affrontano quotidianamente per mancanza di fondi adeguati. "Senza soldi come fai a costruire campi sintetici, foresterie, assumere figure qualificate?", ha chiesto retoricamente, evidenziando come le infrastrutture e il personale specializzato rappresentino costi significativi.
Filipponi ha inoltre sottolineato come il calcio moderno richieda competenze professionali che in passato non erano necessarie. "Nel calcio oggi ci sono figure che 30 anni fa non esistevano: match analyst, psicologi… e sono costi che una società deve sostenere", ha spiegato, descrivendo l'evoluzione del settore.
Le conseguenze della mancanza di risorse adeguate, secondo l'ex dirigente, si riflettono negativamente sulla qualità dell'organizzazione societaria. "Senza budget adeguati si finisce nel sistema delle raccomandazioni o del risparmio. E così non si ottengono risultati importanti", ha concluso, lanciando un ulteriore appello affinché il calcio italiano investa con maggiore convinzione nelle proprie fondamenta, rappresentate proprio dalla Serie C e dalle categorie dilettantistiche.
L'intervento di Filipponi offre dunque una visione complessiva delle sfide che la terza serie italiana si trova ad affrontare, richiamando l'attenzione sulla necessità di scelte strategiche che guardino al futuro del movimento calcistico nazionale nel suo complesso.
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