Cristian Bucchi, tecnico dell'Arezzo, ha concesso una profonda riflessione ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, tracciando un bilancio sull'andamento della squadra e sulle ambizioni stagionali. Il messaggio è chiaro: nonostante gli ottimi risultati, la corsa è appena iniziata e la pressione non preoccupa l'ambiente.

L'allenatore ha subito smorzato l'entusiasmo prematuro, pur riconoscendo l'elevato standard prefissato per la stagione in corso: «Il campionato non si decide a novembre. Abbiamo chiuso la scorsa stagione in zona playoff, stavolta vogliamo migliorarci». Bucchi ha ammesso che puntare al vertice della classifica era un traguardo esplicito, ma ha voluto allontanare lo spettro dell'eccessiva responsabilità: «Conquistare la vetta era un obiettivo, non sentiamo la pressione».

Uno dei successi più significativi per il tecnico amaranto va oltre il campo da gioco, riguardando il legame ristabilito con la piazza. Arrivato in un momento delicato per la società, Bucchi ritiene che la sua più grande conquista sia stata la riconciliazione tra la squadra e i suoi sostenitori: «Quando sono arrivato c'era tanto malumore: tra fallimenti e retrocessioni, la gente di Arezzo ha vissuto 18 anni difficili. La nostra vittoria più bella è aver riportato le persone allo stadio».

Dietro questi progressi c'è un progetto solido e una squadra coesa. Bucchi ha tessuto le lodi della dirigenza e dell'organico: «La famiglia Manzo ha costruito un progetto vincente, il ds Cutolo ha allestito un gruppo compatto e la squadra sta facendo benissimo». La mentalità è di totale abnegazione: «Tutti hanno voglia di lottare e sudare la maglia, in allenamento non si risparmia nessuno».

L'identità tattica che Bucchi vuole infondere nei suoi giocatori è chiara e privilegia la concretezza, senza trascurare la qualità del gioco. «La mia squadra deve saper attaccare, essere concreta e fare gol: al bel gioco e alle idee serve associare i risultati».

Interrogato sui modelli di riferimento, l'allenatore ha citato un collega che ammira profondamente e di cui ha potuto studiare da vicino i metodi: «Ho sempre ammirato De Zerbi, parliamo spesso e l'ho visto lavorare da vicino al Brighton e ora al Marsiglia: dà un'identità precisa alle sue squadre, io faccio lo stesso». L'impronta lasciata dal tecnico bresciano è stata evidentemente formativa per l'ex attaccante.

Guardando al futuro, l'approccio è pragmatico e focalizzato sulla singola partita, facendo leva sulle doti della squadra. «Dovremo essere bravi a giocare partita dopo partita puntando sulle nostre qualità».

Fondamentale, per Bucchi, è l'aspetto umano del suo ruolo. La fiducia reciproca tra l'allenatore e i calciatori è alla base di tutto: «Prima di essere calciatori si è uomini, ognuno con le proprie fragilità: il rapporto di fiducia tra squadra e allenatore è importantissimo, per loro mi butterei anche nel fuoco».

L'approdo ad Arezzo è arrivato dopo un periodo di riflessione seguito all'esonero dall'Ascoli. Quel momento di pausa è stato essenziale per ricaricare le energie e ritrovare la motivazione: «Dopo l'esonero dall'Ascoli ho vissuto un momento di grande riflessione, mi sono preso del tempo cambiando parte dello staff e rifiutando alcune proposte. Avevo bisogno di ritrovare la voglia di divertirmi ed è successo ad Arezzo».

Sezione: Serie C / Data: Gio 20 novembre 2025 alle 21:15
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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