Stanno destando grande scalpore le parole dell'ex portiere della nazionale colombiana, ed attuale preparatore di numeri uno dell'Atlético Nacional, René Higuita rilasciate durante un intervista al canale argentino di Fox Sports.

Higuita ha parlato della sua amicizia con il noto narcotrafficante Pablo Escobar scomparso il 2 dicembre 1993 in seguito ad un confitto a fuoco con il Bloque de búsqueda in un quartiere residenziale di Medellin. L'ex portiere colombiano parla chiaro:  «Le autorità in Colombia mi hanno detto di consegnare Pablo Escobar in modo da non arrestarmi. Sapevano che ero innocente, ma in tutte le persecuzioni che avevano iniziato contro di lui, iniziarono a mettere i suoi conoscenti in prigione. La gente mi considerava suo amico dopo che l'ho visitato nel carcere di La Catedral. Risposi che non sapevo nulla e che anche se avessi saputo non avrei detto nulla. Era compito delle autorità. Io ero grato a Pablo Escobar per aver illuminato i campi da calcio quando nessun altro lo aveva fatto. Io mi mostro per quello che sono: l'amico di tutti. Che sia stato amico di Pablo Escobar non significa che io sia un narcotrafficante. A qualcuno piacerà, altri mi considereranno un nemico. Ciò che mi riempie d'orgoglio è essere stato un calciatore».

Higuita è uno dei tanti colombiani che ancora oggi spendono parole buone per Escobar dimenticando che lo stesso uomo di cui parlano ha sparso tantissimo sangue in terra colombiana (e non). Secondo i calcoli ufficiali, infatti, in vent’anni di carriera criminale, fece uccidere oltre 4mila persone. Fra loro un candidato presidente, più di 200 giudici, migliaia di poliziotti e decine di giornalisti. La cifra però, secondo le stime dell'ultimo suo sicario Jhon Jairo Velásquez Vásquez (morto lo scorso 6 febbraio 2020), sarebbe addirittura di oltre 10mila morti.

Sezione: Attualità / Data: Ven 05 giugno 2020 alle 13:39
Autore: Francesco Vigliotti
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