A 83 anni, quando la maggior parte dei coetanei si concede ritmi più tranquilli, Lamberto Boranga ha dimostrato che la passione per lo sport non conosce limiti anagrafici. Nato nel 1942, il leggendario portiere è tornato tra i pali domenica scorsa allo stadio comunale Antonini di Trevi, indossando ancora una volta la maglia della Trevana nella partita di Prima Categoria umbra contro la Vis Foligno.
L'evento, battezzato "Lamberto Boranga e Trevana – Un amore infinito", ha rappresentato molto più di una semplice gara di calcio dilettantistico. L'iniziativa, promossa dall'Usd Trevana in collaborazione con il Panathlon, ha richiamato un pubblico numeroso sugli spalti, desideroso di assistere a un momento che ha mescolato sport, memoria e celebrazione di valori autentici.
Boranga, medico di professione e atleta per vocazione, è stato schierato titolare dal primo minuto. La sua presenza in campo ha rappresentato il coronamento di un legame profondo con la città umbra e con la squadra dove tutto è iniziato. Prima del calcio d'inizio, l'ottuagenario portiere ha voluto condividere il significato di questo ritorno: "La porta è casa mia, qui ho iniziato e qui torno per chiudere un cerchio". Parole che rimandano agli esordi giovanili nella formazione del collegio dei salesiani di Trevi, là dove la sua avventura tra i pali prese avvio decenni fa.
La partita contro la Vis Foligno si è conclusa con un netto 10-0 in favore degli ospiti, ma il risultato è passato in secondo piano rispetto al valore simbolico dell'iniziativa. Boranga ha difeso la porta per l'intera prima frazione di gioco e per alcuni minuti della ripresa, prima di cedere il testimone al compagno Rossi tra gli applausi calorosi del pubblico. Cinque reti sono finite nella sua porta, altrettante in quella del collega subentrato, ma l'ex numero uno è riuscito comunque a mettere a segno diverse parate degne di nota, dimostrando riflessi e determinazione.
Al termine dell'incontro, con la consueta autoironia che lo contraddistingue, Boranga ha commentato la propria prestazione dichiarando: "Ho provato a parare la vecchiaia, ho fatto quello che potevo". Una battuta che nasconde una filosofia di vita più profonda, quella di chi non si arrende al tempo che passa e continua a mettersi in gioco.
Non a caso, lo stesso Boranga ha ribadito il proprio credo sportivo con parole che suonano come un incoraggiamento per tutti: "Non bisogna avere paura, l'età è solo un numero". Un messaggio tanto semplice quanto potente, pronunciato da chi dimostra quotidianamente di crederci davvero. La sua vita è infatti ancora intensamente segnata dall'attività sportiva: a ottobre è atteso alla partecipazione ai campionati europei master di atletica che si svolgeranno a Madeira, confermando una longevità agonistica davvero straordinaria.
Sugli spalti dell'Antonini, a testimoniare questa giornata speciale, si sono radunati numerosi amici ed ex compagni di squadra di Boranga, tra cui Walter Novellino e Franco Vannini, figure che hanno condiviso con lui momenti importanti della storia calcistica locale. Presenti anche il sindaco di Trevi, Ferdinando Gemma, e il presidente della Trevana, Daniele Cecilia, quest'ultimo visibilmente commosso per la riuscita dell'iniziativa. Cecilia ha definito l'evento come un'"emozione grandissima, un sogno di fine estate", parole che sintetizzano il clima festoso e nostalgico che ha caratterizzato la giornata.
Nonostante il passivo subito in campo, Boranga ha mantenuto intatto il suo spirito competitivo, confessando con sincerità: "Per me 0 a 0 sarebbe stato meglio, ma lo rifarei mille volte per Trevi". Una dichiarazione che rivela come, dietro il gesto simbolico, permanga l'orgoglio del portiere che avrebbe preferito mantenere la porta inviolata, ma che non esiterebbe a ripetere l'esperienza per amore della sua città e della sua squadra del cuore.
La vicenda di Lamberto Boranga rappresenta un esempio raro di fedeltà sportiva e di tenacia personale. In un'epoca in cui il calcio professionistico è dominato da logiche economiche e carriere fulminee, storie come la sua ricordano il valore genuino dello sport dilettantistico, fatto di legami territoriali, memoria collettiva e passione autentica. Il ritorno in campo dell'ottantatreenne portiere ha trasformato una semplice partita di campionato in una celebrazione intergenerazionale, capace di unire tifosi di tutte le età attorno a valori condivisi.
L'evento ha inoltre offerto l'occasione per riflettere sul ruolo dello sport come strumento di benessere e longevità attiva. La figura di Boranga, medico che pratica ciò che predica, diventa emblematica di un approccio alla terza età che rifiuta la rassegnazione e abbraccia invece il movimento, la sfida, il coinvolgimento sociale. La sua presenza in campo, lungi dall'essere una semplice operazione nostalgica, lancia un messaggio contemporaneo e importante: invecchiare non significa necessariamente ritirarsi dalla vita attiva.
L'iniziativa promossa dalla Trevana e dal Panathlon si inserisce in un filone crescente di eventi sportivi dedicati alla memoria storica delle società dilettantistiche e dei loro protagonisti. Queste manifestazioni, oltre a celebrare figure meritevoli, contribuiscono a rafforzare l'identità delle comunità locali e a trasmettere alle nuove generazioni il senso di appartenenza e continuità. Nel caso di Boranga, il cerchio che si chiude rappresenta anche un ponte tra passato e presente, tra gli esordi giovanili tra i salesiani e il ritorno da leggenda vivente.
La giornata dello stadio Antonini resterà probabilmente impressa nella memoria collettiva di Trevi come un momento di autentica celebrazione sportiva e umana. Al di là del risultato, ciò che conta è il messaggio trasmesso: lo sport può essere praticato a qualsiasi età, e la passione non ha scadenza. Lamberto Boranga, con i suoi 83 anni e i guanti ancora saldamente allacciati ai polsi, ne è la dimostrazione vivente.
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