Il problema degli infortuni nel calcio italiano ha raggiunto dimensioni preoccupanti. Se in Serie A l'allarme è già scattato dopo poche giornate – con circa 80 giocatori ai box tra lesioni muscolari e traumi, come evidenziato dal TG5 del 17 ottobre nel servizio di Pietro Pinelli che ha parlato di "partenza zoppicante per la Serie A: non si sono mai registrati così tanti infortuni come quest'anno" – esiste un'emergenza parallela, meno visibile ma altrettanto grave, che riguarda la Serie C.
Secondo i dati raccolti da Transfermarkt aggiornati al 20 ottobre 2025, la terza divisione del calcio italiano conta 87 infortuni accertati, distribuiti in modo disomogeneo tra i tre gironi: 16 nel Girone A, 54 nel Girone B e 17 nel Girone C. La media complessiva si attesta a 1,45 giocatori fermi per club, ma è nel raggruppamento centrale che la situazione diventa critica, con 2,7 infortuni per squadra – praticamente tre giocatori indisponibili per ogni organico.
La distribuzione geografica degli infortuni solleva interrogativi. Il Girone B appare quello maggiormente colpito, con squadre come il Perugia che deve fare i conti con 6 giocatori indisponibili e la Pianese con 5. Nel Girone A, il Trento guida questa poco invidiabile classifica con 4 infortuni, tra cui spicca la rottura del legamento crociato che ha fermato un titolare come Cruz, figlio d'arte. Nel Girone C, Cavese e Salernitana registrano 3 fermi ciascuna, con il caso emblematico del diciannovenne Bonanomi dell'Atalanta U23, fuori da maggio scorso per un crociato e con rientro previsto nel nuovo anno, un'intera stagione sacrificata sull'altare della sfortuna.
Il dato più allarmante riguarda proprio le lesioni ai legamenti: si contano almeno 18 rotture complete del crociato, più un legamento parzialmente danneggiato e altre due operazioni al ginocchio. Di questi 18 casi, ben 12 si concentrano nel Girone B, alimentando dubbi sulla casualità di questa concentrazione.
Mentre nel massimo campionato il dibattito si concentra sui calendari congestionati – 38 giornate di campionato, impegni in Coppa e convocazioni in Nazionale – e i club investono milioni per recuperare i propri campioni, in Serie C la questione assume contorni differenti. "L'elenco infortunati si allarga sempre di più da inizio stagione", si legge nell'analisi generale sul calcio italiano, "e nemmeno le cosiddette piccole possono sorridere malgrado un solo impegno a settimana". Un elemento che esclude il superlavoro come causa primaria degli stop in terza divisione.
"Davanti a numeri così elevati difficile trattarsi di semplice casualità ed è per questo che sono allo studio di allenatori, preparatori atletici e staff sanitari allenamenti sempre più mirati", evidenzia l'analisi generale. Ma se in Serie A il problema può essere ricondotto all'accumulo di partite e sollecitazioni, in Serie C entrano in gioco fattori strutturali spesso trascurati: campi di allenamento non sempre all'altezza, terreni sintetici non adeguatamente manutenuti e la pressione psicologica su giovani che vedono nel proprio futuro calcistico un equilibrio precario.
Un aspetto cruciale riguarda proprio i campi in erba artificiale, sempre più diffusi nelle categorie inferiori per ragioni economiche. Sebbene le nuove generazioni di tappeti sintetici siano più morbide rispetto al passato, presentano una caratteristica problematica: tendono a bloccare maggiormente il piede a terra rispetto all'erba naturale. Questo fenomeno aumenta sensibilmente il rischio di traumi distorsivi alle caviglie e alle ginocchia. La scarpa affonda nelle fibre sintetiche in modo diverso rispetto al manto erboso naturale, creando una resistenza che mette sotto stress legamenti e articolazioni durante cambi di direzione, contrasti e movimenti esplosivi.
Esiste poi una dimensione umana spesso sottovalutata. Per un calciatore ventenne della Serie C, la rottura del crociato non rappresenta solo uno stop tecnico: può trasformarsi nella fine di un'aspirazione professionale. Molti di questi ragazzi giocano con contratti annuali, senza le reti di sicurezza economica e medica dei colleghi di Serie A. La pressione di dover dimostrare continuamente il proprio valore, sapendo che un infortunio grave potrebbe significare l'addio al calcio professionistico, crea un carico psicologico non quantificabile ma reale.
La Serie C rappresenta il cuore pulsante del calcio italiano, il luogo dove i talenti nascono, crescono e vengono plasmati. Ma è anche un contesto fragile, dove le risorse limitate si scontrano con ambizioni legittime e dove un sistema che chiede ai giovani – e ai meno giovani – di correre sempre più veloce, su superfici a volte inadeguate, genera conseguenze concrete.
Gli 87 infortuni registrati a ottobre 2025 non sono numeri astratti: rappresentano stagioni compromesse, percorsi di recupero lunghi e dolorosi, carriere messe in discussione. Sono il segnale di un sistema che necessita attenzione, investimenti e una riflessione profonda sulle condizioni in cui si chiede ai calciatori di terza divisione di esprimersi. Mentre i riflettori illuminano i problemi del calcio d'élite, l'emergenza silenziosa della Serie C merita uguale considerazione, perché è proprio in questa dimensione che si gioca buona parte del futuro del movimento calcistico italiano.
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com / Twitter: @NotiziarioC
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