Il calcio è fatto di equilibri delicati, di intuizioni tattiche e di giocatori capaci di fare la differenza nei momenti cruciali. Il Nardò lo ha scoperto sulla propria pelle in questa stagione, vivendo un'autentica metamorfosi che lo ha trasformato da squadra in difficoltà a formazione competitiva e ambiziosa. Dopo un avvio di campionato complicato, caratterizzato da nove giornate trascorse nella pericolosa zona playout, i granata hanno trovato la chiave per invertire la rotta.
La ricetta vincente si è rivelata una combinazione di fattori: tre successi consecutivi davanti al proprio pubblico, una striscia positiva di sei risultati utili nelle ultime sette partite disputate, e soprattutto una rivoluzione tattica che ha liberato il potenziale offensivo della rosa. Oggi il Nardò occupa il nono posto in classifica, ben lontano dalle sabbie mobili della bassa graduatoria, e guarda al futuro con rinnovata fiducia.
Il punto di svolta è arrivato con una scelta coraggiosa: l'abbandono del consolidato schema 3-5-2 in favore di un più moderno 4-2-3-1. Una decisione che, pur comportando inevitabili difficoltà di adattamento a campionato già iniziato, ha permesso di valorizzare caratteristiche individuali rimaste fino a quel momento compresse. In particolare, il nuovo assetto tattico ha spalancato le porte della titolarità a un esterno offensivo dalle qualità cristalline: Alejo Garnica.
Il giovane argentino, classe 2004 originario di Rosario, ha trovato nel 4-2-3-1 il suo habitat naturale. La possibilità di esprimersi sulle fasce, sfruttando la velocità pura che lo contraddistingue, lo ha trasformato in un'autentica spina nel fianco delle difese avversarie. La dimostrazione più eclatante è arrivata nel derby contro la Virtus Francavilla, concluso con un netto 3-0 che ha confermato la crescita della squadra.
La prestazione offerta contro i rivali provinciali rappresenta un manifesto del nuovo Nardò. Garnica è stato l'assoluto protagonista di una gara dominata fin dalle prime battute, capace di fondere qualità tecnica e concretezza sotto porta.
«In una gara in cui siamo riusciti a fare sintesi tra produzione di giocate offensive e capacità realizzativa - afferma il 2004, argentino di Rosario - ho dato il mio contributo ad una prestazione di gruppo che è stata davvero eccezionale. Siamo stati bravi ad incanalare subito la gara nel verso giusto, nonostante avessimo di fronte un avversario forte, per nulla semplice da affrontare. E avremmo probabilmente sbloccato il risultato ancor prima se ci fosse stato assegnato un calcio di rigore evidente per un fallo ai miei danni, mentre stavo puntando verso la porta».
L'esterno sudamericano ha lasciato il segno con un assist e un gol, dimostrando di possedere il completo repertorio dell'attaccante moderno. Il primo ha portato la firma di D'Anna, servito alla perfezione dopo una delle proverbiali accelerazioni di Garnica. «Al momento di mettere il pallone in mezzo già immaginavo dove D'Anna si sarebbe posizionato in area. L'ho servito senza vederlo, con un cross arretrato, lui era proprio là e ha fatto centro».
La rete personale è arrivata in modo inusuale per le sue caratteristiche: un colpo di testa che ha fatto esplodere il pubblico di casa. «Poi per la seconda volta in stagione mi è capitato di andare a segno colpendo di testa. Non è una mia specialità, l'anno scorso a Novoli su 15 reti realizzate, soltanto una volta ho fatto gol così», ammette con sincerità il giocatore.
Dietro la risalita in classifica c'è però molto più di un singolo talento emergente. Il Nardò ha costruito la propria identità su un collettivo equilibrato, dove veterani e giovani si completano a vicenda in un circolo virtuoso di competenze e motivazioni.
«Possiamo fare tanta strada, grazie ad un gruppo che è un bel mix di calciatori di grande esperienza, che hanno tanto da insegnarci e ci stanno aiutando a crescere, e di noi più giovani che abbiamo tanta grinta, tanta voglia di far bene», spiega Garnica, fotografando perfettamente l'alchimia che si è creata nello spogliatoio granata.
La consapevolezza dei propri mezzi è maturata gradualmente, attraverso risultati che hanno rafforzato l'autostima collettiva. Il momento della verità è arrivato su un campo difficile come quello di Fasano, dove il Nardò ha dimostrato di poter competere ad armi pari con chiunque. «La gara di Fasano ha rappresentato la svolta, lì abbiamo capito di essere forti e di potercela giocare alla pari con tutti. Da quel momento, abbiamo sempre fatto bene con tutte le big del torneo», racconta l'argentino.
Dalla paura della retrocessione alle ambizioni di alta classifica: il percorso del Nardò racconta una stagione completamente ribaltata nel giro di poche settimane. Le vittorie casalinghe hanno consolidato il rapporto con il pubblico, mentre le prestazioni contro le squadre di vertice hanno dimostrato che i granata non sono un semplice comprimario di questo campionato.
L'approccio della squadra è però improntato alla massima prudenza. «Il nostro obiettivo è continuare a far punti con regolarità, consapevoli comunque delle insidie di un campionato in cui non ci sono gare scontate», sottolinea Garnica, evitando proclami e mantenendo i piedi ben piantati per terra.
La filosofia è chiara: costruire giorno dopo giorno, partita dopo partita, senza cedere alla tentazione di bruciare le tappe. Il gruppo sta completando il proprio processo di maturazione, affinando automatismi e intesa. Il cambio tattico ha richiesto tempo per essere assimilato, ma ora i frutti cominciano a vedersi con continuità.
Per un esterno come Garnica, che nella scorsa stagione ha realizzato ben 15 reti con la maglia del Novoli, il campionato attuale rappresenta un trampolino importante per la crescita personale. La Serie D è un laboratorio prezioso per i giovani talenti, e l'argentino sta dimostrando di avere le qualità per ambire a palcoscenici più prestigiosi in futuro.
Nel frattempo, però, la concentrazione resta tutta sul presente. Sul continuare a macinare prestazioni e risultati, consolidando una posizione di classifica che fino a poche settimane fa sembrava un miraggio. Il Nardò ha scoperto la propria identità, trovato la quadratura tattica e liberato il potenziale offensivo. Gli ingredienti per una seconda parte di stagione entusiasmante ci sono tutti.
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