Le misure di sicurezza adottate in vista del confronto di Serie C tra Brescia e Vicenza hanno acceso le polemiche negli ambienti del tifo organizzato. Al centro della controversia, il provvedimento delle autorità competenti che ha impedito ai sostenitori vicentini di recarsi allo stadio Rigamonti per assistere a quello che si prospettava come uno degli incontri più attesi della stagione.
La protesta si è manifestata in modo tangibile nel corso della serata odierna, quando la Curva Nord dello stadio bresciano ha esposto un messaggio di solidarietà nei confronti dei colleghi del Vicenza. Il testo dello striscione, sintetico ma carico di significato, recitava: "Senza nemici non c'è partita", una frase che sintetizza il malessere diffuso tra gli ultras per una decisione percepita come eccessivamente restrittiva.
Il Centro Coordinamento Clubs Biancorossi, organismo rappresentativo della tifoseria vicentina, non si è limitato alla contestazione simbolica ma ha intrapreso azioni concrete sul piano legale, presentando ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale. La scelta di adire le vie giudiziarie è stata motivata attraverso una nota ufficiale in cui l'organizzazione ha illustrato le ragioni del proprio dissenso.
Nel documento, il Centro Coordinamento ha sottolineato come la decisione di ricorrere al TAR sia stata frutto di "tale decisione, condivisa e voluta assieme agli esponenti del tifo organizzato, nasce dalla volontà di tutelare la libertà di tifo e il diritto di seguire la propria squadra nel rispetto dei valori sportivi". Una posizione che rivendica il diritto alla partecipazione degli spettatori alle manifestazioni sportive come elemento fondamentale della cultura calcistica.
Le critiche mosse dal coordinamento tifosi si concentrano sulla natura del provvedimento, giudicato penalizzante per chi sostiene la squadra in modo civile. Secondo quanto affermato nella dichiarazione ufficiale, "riteniamo che le misure adottate penalizzino ingiustamente una tifoseria corretta, rappresentando così un precedente lesivo dell'integrità e della dignità di chi vive il calcio in modo positivo".
Il documento prosegue con una riflessione più ampia sulle politiche di sicurezza negli stadi, evidenziando come spesso queste finiscano per colpire indiscriminatamente l'intera comunità dei tifosi. "Le decisioni sulla sicurezza spesso finiscono per penalizzare la collettività, imponendo restrizioni generalizzati. In questo modo – nonostante le già numerose disposizioni in termini di sicurezza – la tutela diventa una forma di punizione collettiva che non condividiamo", si legge nel comunicato del Centro Coordinamento Clubs Biancorossi.
La questione solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra esigenze di ordine pubblico e diritti dei tifosi. Da un lato, le autorità di pubblica sicurezza hanno il compito di prevenire possibili situazioni di rischio in occasione di eventi che, per tradizione o per il contesto competitivo, potrebbero generare tensioni. Dall'altro, i sostenitori rivendicano il diritto a seguire la propria squadra senza essere sottoposti a limitazioni considerate sproporzionate rispetto ai comportamenti effettivamente tenuti.
Il fronte della protesta si è ampliato coinvolgendo anche la Curva Sud, altro gruppo organizzato della tifoseria vicentina, che ha espresso pubblicamente il proprio sostegno all'iniziativa legale intrapresa dal Centro Coordinamento. In un appello rivolto a tutti i simpatizzanti biancorossi, il gruppo ultras ha lanciato un invito alla mobilitazione collettiva, esortando a "invitiamo tutta la tifoseria a unirsi a noi e a fare fronte comune davanti a una deriva repressiva che danneggia tutti".
L'episodio si inserisce in un dibattito più ampio che attraversa il mondo del calcio italiano, dove le restrizioni alle trasferte dei tifosi ospiti sono diventate sempre più frequenti negli ultimi anni. Se da una parte le forze dell'ordine motivano questi provvedimenti con la necessità di prevenire scontri e violenze, dall'altra i gruppi di tifosi organizzati denunciano una progressiva erosione della componente popolare e passionale che ha sempre caratterizzato il calcio come fenomeno sociale.
La solidarietà espressa dalla Curva Nord bresciana attraverso lo striscione esposto rappresenta un elemento significativo della vicenda. Il gesto testimonia come, al di là delle rivalità sportive che si consumano sul campo, esista tra le tifoserie organizzate una sensibilità comune rispetto a questioni che riguardano i diritti e le libertà dei sostenitori. Il messaggio "Senza nemici non c'è partita" può essere interpretato come una rivendicazione dell'essenza stessa della competizione sportiva, che presuppone la presenza di entrambe le fazioni in uno stadio per creare quell'atmosfera di confronto che costituisce parte integrante dello spettacolo calcistico.
La partita tra Brescia e Vicenza, definita come un big match nell'ambito del campionato di Serie C, si preannunciava come un appuntamento di particolare richiamo per entrambe le tifoserie. L'assenza del sostegno organizzato vicentino sugli spalti del Rigamonti ha quindi rappresentato non solo una privazione per i tifosi interessati dal divieto, ma anche un impoverimento dello spettacolo complessivo dell'evento.
Resta ora da vedere quale sarà l'esito del ricorso presentato al TAR dal Centro Coordinamento Clubs Biancorossi. La decisione del tribunale amministrativo potrebbe costituire un precedente importante per la gestione futura di situazioni analoghe, contribuendo a definire i limiti entro cui le autorità possono esercitare il proprio potere discrezionale in materia di sicurezza pubblica senza ledere i diritti fondamentali dei cittadini-tifosi.
La vicenda evidenzia la complessità di un tema che coinvolge aspetti di ordine pubblico, diritto allo sport e identità culturale. Mentre le istituzioni sono chiamate a garantire lo svolgimento pacifico delle manifestazioni sportive, i tifosi rivendicano il diritto a vivere la propria passione senza essere sottoposti a restrizioni preventive che non tengano conto dei comportamenti individuali ma si fondino esclusivamente su valutazioni di carattere generale.
La mobilitazione trasversale di diverse componenti della tifoseria vicentina, unita al gesto di solidarietà proveniente da Brescia, segnala come la questione sia percepita come centrale nell'economia del rapporto tra calcio e società. Un rapporto che, se da un lato deve necessariamente fare i conti con esigenze di sicurezza innegabili, dall'altro non può prescindere dal riconoscimento del ruolo sociale e culturale che il tifo organizzato ha tradizionalmente rivestito nel panorama calcistico italiano.
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