Un'indagine giornalistica ha recentemente scoperchiato quello che potrebbe rappresentare uno dei più inquietanti scandali nel mondo del calcio dilettantistico italiano degli ultimi anni. Al centro della vicenda figura un ex calciatore di Serie A, oggi affermato dirigente sportivo, Salvatore Bagni, protagonista di rivelazioni scottanti sul funzionamento del mercato calcistico nelle serie minori.
Il sistema delle "raccomandazioni a pagamento"
L'inchiesta, condotta e trasmessa dal noto programma televisivo "Le Iene", ha documentato l'esistenza di un apparente sistema di pagamenti non ufficiali per garantire contratti e presenze in campo a giovani calciatori nelle categorie inferiori del calcio italiano, in particolare in Serie C.
Nel servizio realizzato dalla "iena" Luca Sgarbi, il giornalista si è finto fratello di un giovane calciatore con l'ambizione di giocare in Serie C, contattando Bagni tramite una conoscenza comune. L'ex calciatore, senza nemmeno visionare le capacità tecniche del presunto atleta, ha immediatamente illustrato il funzionamento della sua agenzia, gestita insieme al figlio.
La distinzione tra talenti cercati e aspiranti calciatori
Durante l'incontro filmato con telecamera nascosta, Bagni ha spiegato con disarmante franchezza la differenza di trattamento riservata ai calciatori che entrano nel suo giro: "Quelli che noi andiamo a cercare noi li paghiamo, perché li cerco io e scelgo io, ma da tutti quelli che non cerchiamo noi ci facciamo pagare ovviamente, perché il ragazzo non ci fa guadagnare niente."
Una distinzione netta, quindi, tra chi viene selezionato dall'agenzia per le proprie qualità e chi invece deve necessariamente pagare per poter ottenere un'opportunità nel mondo professionistico: "Quelli non scelti da noi devono pagare per forza", ha affermato senza mezzi termini.
I costi dell'operazione: cifre e modalità
L'incontro tra il finto fratello e l'ex calciatore ha portato alla luce dettagli sorprendenti sulle cifre necessarie per assicurarsi un posto in una squadra di Serie C. Bagni ha parlato apertamente di somme considerevoli: 30.000 euro in contanti da versare direttamente a lui, più ulteriori 20.000 euro destinati alla società sportiva.
"Noi siamo sempre sul cash", ha precisato, suggerendo che "poi se fate qualcosina anche per la società è ovvio che a loro fa piacere". Un'affermazione che lascia intendere come questi pagamenti avvengano completamente al di fuori dei canali ufficiali e tracciabili.
La rete di contatti e la "garanzia" di titolarità
Particolarmente inquietante è risultata la facilità con cui Bagni ha garantito non solo un posto in squadra, ma addirittura la titolarità del giocatore, grazie alle sue connessioni nel settore: "In Serie C non c'è problema, chiamo e chiedo un favore".
L'ex calciatore ha citato specificamente un club, la Vis Pesaro, dove afferma di avere rapporti particolarmente stretti con la dirigenza: "C'è un direttore che è un mio amico e lì ti fa anche giocare. Lì ne sono certo. Lo vado a trovare, ci metto un minuto."
Alla domanda su come possa garantire la titolarità, la risposta è stata altrettanto esplicita: "Quando il direttore dice all'allenatore che quel giocatore gioca titolare, gioca titolare. Punto."
Il meccanismo dei pagamenti sommersi
L'inchiesta ha anche rivelato il presunto meccanismo con cui questi pagamenti vengono gestiti per evitare tracciabilità. Alla domanda se fosse meglio mantenere queste transazioni non tracciate, Bagni ha risposto senza esitazioni: "Tutte le cose bisogna farle direttamente. Per me assolutamente sì, per loro uguale."
Ha poi aggiunto dettagli sul metodo di consegna del denaro: "Come fai a dare un assegno al direttore? Al direttore della sponsorizzazione non gliene frega niente, vanno alla società. Portarli a lui? Assolutamente sì. Andate a prendere un caffè a 50 metri e vi siete già messi d'accordo."
Le tariffe dell'intermediazione
Quando la conversazione è giunta alle cifre precise richieste per il suo intervento personale, Bagni ha mostrato resistenza nel fornire un importo preciso, preferendo che fosse l'interlocutore a proporre una somma. Dopo alcune insistenze e proposte respinte (5.000 e 10.000 euro), l'ex calciatore ha chiarito: "Noi per meno di 30 non facciamo con nessuno."
Ha poi fornito ulteriori dettagli sul suo tariffario: "Quelli che pagano in due 30 e uno paga 40. Sono tutti imprenditori, non puoi fare l'operaio. E anche gli altri pagano 75mila euro."
Alla fine della conversazione, messo alle strette dalla iena, Bagni ha concluso: "Ok, 20 a lui [il direttore] e 30 a me. Vi faccio sempre un favore, eh, ve lo dico subito."
Le implicazioni per il calcio italiano
Questa inchiesta solleva interrogativi profondi sull'integrità del sistema calcistico nelle serie minori italiane. Se confermato, questo meccanismo rappresenterebbe una grave distorsione del merito sportivo, favorendo chi può permettersi di pagare rispetto a chi possiede effettivo talento.
Il caso mette in discussione la trasparenza delle operazioni di mercato e la genuinità delle competizioni sportive, dove le scelte tecniche potrebbero essere influenzate da accordi economici sotterranei piuttosto che da valutazioni professionali.
Il mondo del calcio attende ora eventuali sviluppi dell'inchiesta e possibili interventi da parte delle autorità sportive competenti, che potrebbero aprire un'indagine formale su quanto emerso dal servizio televisivo.
Per chi desidera approfondire il tema del calcio mercato e delle sue dinamiche nelle serie minori, questo caso rappresenta un'importante occasione di riflessione sul funzionamento di un sistema che, al di là della ribalta delle massime serie, nasconde evidentemente meccanismi poco trasparenti che meritano di essere portati alla luce.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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