Il combattente è pronto. L’armatura scintilla, lo sguardo emana sicurezza. E l’occasione di esibirsi nell’arena del Gladiator è troppo ghiotta. Attende il Fato delle scelte (quelle affidate all’allenatore), intanto catechizza sulla tipologia della battaglia, sull’inevitabile connubio fra agonismo ed arguzia, come decantato negli antichi poemi. Di energia e d’esperienza lui, Ermanno Cordua, ne ha da vendere. Dopo aver abdicato obbligatoriamente dal match largamente vinto contro il Trani, confida di poter assicurare l’apporto in vista di una sfida dalle sfumature diametralmente opposte, quella in casa della vicecapolista.
“Domenica abbiamo ottenuto una bella vittoria- fa vibrare il senso di appartenenza al suo Taranto- Col senno di poi, conseguito un successo di così ingenti proporzioni, può sembrare che sia stato tutto facile, però non si tratta di un’analisi esatta”. Perché il calcio moderno insegna come non esistano più le classiche “formazioni-materasso”, da domare con leggerezza, in nessuna categoria. E come il coupe de theatre o la “beffa clamorosa” possano spuntare improvvisamente all’orizzonte: “Il Taranto ha affrontato la penultima in classifica con la mentalità giusta, riuscendo ad incamerare in casa tre punti pesanti, in un duello per la sopravvivenza- spiega il centrocampista calabrese- I pensieri successivi rimandano alla ricerca della continuità: in tal caso, occorrono la voglia, la determinazione ed il cuore, che non guasta mai”.
Soprattutto se non si parte con i favori del pronostico: “Il Gladiator è un avversario di altro spessore- afferma Cordua- Stiamo perfezionando la nostra preparazione: il primo passo è cancellare la vittoria sul Trani. Non dobbiamo più ripetere prestazioni esterne come quelle contro Potenza, Nardò o Francavilla in Sinni: replicare gli stessi errori sarebbe un suicidio”. Urge che il processo di maturità della compagine ionica, radicalmente trasformata agli ordini di mister Pettinicchio, entri nel vivo, sia certificato nella sua pienezza: “Secondo me, il Taranto deve migliorare soltanto nella testa- Ermanno Cordua insiste sul discorso psicologico e motivazionale- Abbiamo dimostrato di non poterci concedere cambiamenti repenti nell’atteggiamento, da una partita all’altra: non è consigliabile, né per una squadra che aspira a salvarsi, né per una concorrente che ambisce alla promozione finale”.
Al bando le “dicotomie” attitudinali, quindi: “La nostra missione è affrontare le antagoniste più collaudate senza timore reverenziale- rispolvera un classico precetto- Dobbiamo credere nella potenzialità del nostro organico, che è composto da ottimi giocatori. E’ imprescindibile la crescita della personalità dei singoli: urge incidere con determinazione anche in trasferta, interpretare l’approccio alla gara come se si disputasse fra le mura amiche”.
“Se si abbassa la soglia del valore, si rischia di andare in difficoltà :il test amichevole odierno (vinto in rimonta 5-2 con il Massafra, militante in Promozione, ndr) ne è fresca testimonianza- continua il mediano classe ’76- Ma gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, anche in massima categoria: pensiamo alla Sampdoria che ha espugnato lo Juventus Stadium in inferiorità numerica. E se i bianconeri persistono in vetta, lo devono alla loro fermezza”. Autentica “lectio” da guerriero “anziano” alla sua truppa. Che ben di adatta alla performance in programma a Santa Maria Capua Vetere: “Per attuare un buon approccio contro i campani, è necessario ritenersi coscienti delle proprie forze, scendere in campo muniti della giusta determinazione- ribadisce Cordua- Dobbiamo imparare ad usare la “sciabola” o il “fioretto” secondo le esigenze, nell’interpretazione di ogni partita”.
Pragmatismo ed eleganza, dosati con intelligenza in uno scacchiere tattico che dovrebbe riservare coerenza, in relazione alla scorsa gara col Trani: “I cambi di modulo possono essere considerati, sinora, come conseguenza delle assenze in formazione- è il pensiero del centrocampista- Spesso, l’allenatore ha fatto di necessità virtù: anch’io, dopo aver sofferto per il “colpo della strega”, ho disputato tante partite con le infiltrazioni. Credo che, nel momento in cui gli infortunati rientreranno, sarà studiato un assetto più costante”. Si preannunciano anche nuovi protagonisti e candidati: la ricerca di un centrocampista under che sappia coniugare quantità e qualità non è un mistero. Questione di alternativa nel cuore della nevralgica, precaria in numero di uomini: “Penso che con Carlo Vicedomini l’intesa sia abbastanza buona- ammicca Cordua, concentrandosi sul suo operato- Anche se insieme ci siamo esibiti poco, a causa di infortuni o squalifiche. Nonostante lo scetticismo trapelato inizialmente, possiamo coesistere perché dotati di caratteristiche diverse: Vicedomini gioca la palla e tende ad abbassarsi, in compenso io, che pure sono propenso alla manovra, vado a pressare più alto”.
“Credo nelle mie qualità, le opzioni dell’allenatore non rappresentano un problema- aggiunge saggiamente- Il tecnico osserva le nostre prove in settimana, decide per il meglio e saprà come responsabilizzare un mediano under”. Non è solo un guerriero, ma anche un “veterano” della nuova era del calcio a Taranto, Ermanno Cordua. Presente sin dal ritiro estivo, sopravvissuto al ribaltone d’ottobre, il coriaceo mediano ha saputo assimilare due fasi di alchimie e metamorfosi, convincendo la dirigenza, nonostante qualche maligno sussurro di epurazione anche nei suoi confronti. “Ho vissuto questo delicato periodo di “passaggio” con professionalità- commenta- Nella mia carriera, nessuno mi ha mai regalato niente, ed io sono abituato esclusivamente a dare tutto sul campo. Ho sempre contribuito alla causa con volontà e sacrificio: le persone intelligenti non possono non capirlo”.
Il pensiero corre anche all’altrettanto esperto collega di reparto, Carlo Vicedomini, col quale Cordua ha condiviso le criticità dell’origine travagliata della squadra rossoblu, una genesi sulla quale erano state riversate troppa ansia e fretta di perfezionamento: “Anche Vicedomini ha vissuto un momento difficile- conferma- E’ stato ripetutamente bacchettato, a volte con merito, altre esageratamente. Ma è un professionista che confida nelle sue doti. Abbiamo saputo resistere”.
Sembra trascorsa un’eternità, da quella calda domenica di inizio settembre in riva allo Ionio. Un debutto amaro per il Taranto fra le mura amiche: tre pugnalate del Gladiator inflissero la prima debacle casalinga alla formazione allora guidata da Tommaso Napoli. Una sorta di biglietto da visita al campionato, firmato dalla squadra campana, di quello che sarebbe stato un sorprendente percorso d’alta quota. “Ma io non mi sono meravigliato!- esclama Cordua- Il Gladiator è stato indicato come la “sorpresa” di questo torneo, però non condivido questo epiteto. Conosco bene il valore di questa formazione, avendo disputato per anni il girone campano e comprendendone segreti ed insidie”. “Il Gladiator è composto da calciatori di spessore, abili in categoria: Del Sorbo, Manzo, Di Prete non sono gli ultimi arrivati- continua il mediano- L’organico nerazzurro trabocca di qualità, ma sa anche fare della determinazione la sua arma migliore. Un concetto che dovremmo fare nostro: affrontare tutte le partite con identica risolutezza è l’unico dettaglio che in D può fare la differenza”.
All’inseguimento di un’Ischia inarrestabile, la corazzata del tecnico Squillante e del presidente Luce sta riscontrando qualche problema in fase realizzativa, suscitando i mugugni della stessa piazza: “Nelle ultime cinque partite, il Gladiator ha collezionato quattro pareggi ed una vittoria di misura sul Trani- è informato Cordua- Sembra strano che una batteria offensiva così spietata non riesca ad incidere. Gli attaccanti nerazzurri sono abituati a fare gol con facilità”. Troppe gare terminate a reti inviolate, in un fortino comunque inespugnato, per il Gladiator: potrebbe approfittarne, il Taranto del rinnovato entusiasmo? “Possiamo tentare il colpaccio, ma occorre preservare l’equilibrio- sorride il centrale rossoblu-Possediamo davanti una maggiore qualità, elementi che hanno nel Dna il senso del gol. Auspico una corretta collaborazione fra i reparti di centrocampo ed attacco: più movimento giunge dagli elementi avanzati, più soluzioni potremmo creare in copertura per mandarli in porta”.
Autore: Davide La Rocca
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