La società attuale. L’atmosfera è quella che non ti aspetti. Tutto è surreale. Le persone rinchiuse nelle proprie case, ospedali al limite della capienza, infermieri e dottori che corrono a destra e sinistra per salvare le nostre vite, file chilometriche ai supermercati, media che parlano solo di una cosa che ripercuote insistentemente nel nostro quotidiano e nelle nostre teste e pensieri. Caos totale. Sui social impazza l’hastag #iorestoacasa# e guai a sgarrare. C’è chi si diletta tra i fornelli, chi approfitta per sistemare casa facendo le classiche pulizie pre Pasquali, chi invece rivive i propri momenti della vita attraverso foto istantanee riposte troppo a lungo nel cassetto dell’armadio o della scrivania. E’ l’effetto Covid19 detto più comunemente “Coronavirus”. La situazione si fa triste soprattutto nelle zone Nord del nostro paese dove vediamo tante persone volare troppo presto in paradiso senza avere neppure la possibilità di salutare i propri cari e senza che essi possano rispondere con l’ultima carezza o con il consueto rito funebre. E’ troppo forte questa emergenza difronte a un virus che non guarda in faccio nessuno e che continua a crescere ogni giorno approfittando anche di chi tra il popolo non osserva semplice regole che aiuterebbero a interrompere la crescita esponenziale portandolo ai minimi termini fino a condurlo definitivamente all’inferno.
Lo sport. Non è facile parlarne perché di fronte all’emergenza rientra tra le ultime cose a cui pensare, invece in un paese che prende sempre più introiti dal mondo del calcio, dove il danaro la fa da padrona, ecco che arrivano i primi interrogativi: sospensione parziale o meno di tutti i tornei nazionali, ripresa e prolungamento fino alla stagione estiva, l’assegnazione delle promozioni e retrocessioni mantenendo in vigore la classifica al momento della sospensione con lo svolgimento conseguente dei soli play off e play out. I malumori sono tantissimi, ma questo scudetto della fortuna e della sfortuna a seconda dei casi, deve essere assegnato ora o mai più. In Europa e nelle massime competizioni europee vale lo stesso discorso. Tutte riflessioni che arrivano in queste giornate in cui abbiamo dovuto scordarci il calcio giocato e in cui si deve vivere molto di sogni e di pochissime certezze. Il futuro? Oggi è difficilissimo immaginarlo anche se le nuvole che si profilano all’orizzonte sono molto cupe. E pensare di terminare la stagione in corso, quando l’emergenza sanitaria sarà finita, è difficile da pronosticare. Anche perché, come sempre accade nei momenti di grandi difficoltà come questo, non tutti hanno le stesse idee, anzi le strade si separano. Oltre alla paura del virus, oggi presente nel nostro quotidiano, si fa sempre più strada un altro terrore, quello della stretta economica che si fa sempre più pressante e che finirà per condizionare non solo le prossime settimane, ma anche i prossimi mesi o addirittura ancora più in là. Insomma l’onda lunga di questo virus verrà a colpire non solo il calcio e non solo l’Italia. Per uscire dalla crisi, una volta terminata l’emergenza appunto, ci vorrà l’aiuto di tutti. Almeno di quelli che ci saranno. E separarci oggi renderà tutti più deboli domani. Tutte le nostre energie, le nostre idee, i nostri movimenti verranno gettati sul rettangolo da gioco, con la speranza che la nostra trasparenza, voglia e classe prevalga sull’altra squadra, quella dei politici, che senza badare a spese, punterà a risollevarsi, giocando a muso duro con tackle pericolosi non ravvedendo che nello scontro qualcuno ci ha rimesso la propria pelle. Se ne fregheranno delle regole, perché saranno a senso unico, dunque la protesta non vale. L’unica cosa certa e che quel pallone, di qualunque statuto sportivo esso sia, metterà d’accordo tutti per l’inizio di una nuova sfida che varrà questa volta ben più dell’assegnazione di uno scudetto, di un titolo o di un trofeo, ma ci fornirà l’assist che nella carta d’identità appare nella voce cittadinanza. Solo così forse capiremo chi siamo, cosa rappresentiamo e da dove veniamo e se varrà veramente la pena vincere questa partita, perché se così non fosse lo spettro della retrocessione sarà semplicemente rimandato di qualche ora. Nella settimana in cui è avvenuto anche il compleanno di Carlo Mazzone, da una persona anziana ma saggia come lui cogliamo il grido trasformato in hastag:#rialziamociITALIA#.
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