Clamoroso! Barletta, la dirigenza si dimette: «Senza stadio Puttilli non ci iscriviamo»

21.05.2022 16:00 di  Maria Lopez   vedi letture
Clamoroso! Barletta, la dirigenza si dimette: «Senza stadio Puttilli non ci iscriviamo»

Dopo la grande sbornia con la vittoria del campionato di eccellenza, la promozione in Serie D a suon di record, della conquista della Coppa Italia Dilettanti regionale e nazionale, festeggiate in piazza davanti a oltre cinquemila tifosi, per il Barletta è stato tempo dell'amaro risveglio, quello di chi dopo di sacrifici è stato costretto a fare i conti con l'ennesimo schiaffo.

Sordo, ma forte, capace di interrompere sogni e raffreddare entusiasmi generato dalle verifiche dei tecnici della Lega Nazionale Dilettanti allo stadio Cosimo Puttilli chiuso dal 2015 e costato quasi sette milioni di euro.

L'oggetto delle verifiche è la presenza di sediolini nuovi ma non omologabili perché più bassi di otto centimetri rispetto agli standard, manca l'omologazione anche per le recinzioni esterne e per la recinzione interna attualmente alta un metro e venti centimetri. Un metro in meno rispetto alla misura necessaria.

Scoperte che rendono il campo non omologabile per la serie D alla pari del San Sabino di Canosa che ha ospitato la squadra nelle stagioni precedenti e che hanno portato la dirigenza a fare un passo indietro: dimissioni immediate e revocabili solo a patto che si arrivi a una soluzione della questione entro il quindici giugno spiegano i soci in una nota.

Il problema stadio non coinvolge ovviamente solo il calcio ma anche centinaia di atleti privati di una struttura in cui allenarsi. L'ultimo esempio è quello raccontato sui social dalla campionessa Veronica Inglese olimpica Rio nel 2016, e collezionista di titoli nazionali, ha raccontato di essere tornata nella sua Barletta per allenarsi in pista e di aver trovato lo stadio chiuso. «Parlo e parlerò anche in seguito - garantisce Veronica Inglese - perché rappresento tutti quei ragazzi e bambini che praticano atletica al campo di Barletta e che ancora una volta resteranno a casa perché la loro città la città di Pietro Mennea li dimentica».