Un paese modello. Simbolo di quello sviluppo laborioso e silenzioso che è divenuto una sorta di stereotipo. Caldiero, profondo Veneto. Due arterie stradali di traffico intenso, la statale che collega Verona a Vicenza a nord, la Porcilana a sud, un’economia che da prettamente agricola nel corso degli anni ha virato verso l’industria con la presenza di alcune realtà di valore nazionale. Una disoccupazione con percentuali inferiori sia alla media nazionale che a quella regionale.
E un Comune di ottomila abitanti che con il calcio non ha mai avuto un feeling particolare. Ma Caldiero, proprio grazie al calcio, potrebbe ora essere conosciuto in tutta Italia. La squadra, frutto delle ponderate scelte del presidente Filippo Berti e del direttore sportivo Fabio Brutti e allenata dal tecnico Cristian Soave, con la vittoria di domenica scorsa si è riportata in testa alla classifica del girone B di serie D. Il calcio professionistico veronese ha così la concreta possibilità di arricchirsi di un’altra protagonista. E anche Caldiero paese vive questo sogno. Senza isterismi né slanci. Onore e orgoglio Marcello Lovato, primo cittadino, sottolinea che «è un onore e un motivo d’orgoglio vedere quello che il Caldiero calcio sta realizzando. Ci tengo a sottolineare, comunque, che il grande lavoro della società dell’amico Filippo Berti non è solo quello relativo ai risultati raggiunti dalla prima squadra. Con la presidenza Berti è cresciuto tantissimo anche il settore giovanile che rappresenta un’eccellenza. Quindi Caldiero calcio significa anche valore educativo enorme per tutta la cittadinanza, il che mi rende particolarmente orgoglioso».
Se il sindaco sottolinea l’impatto che ha avuto il Caldiero sul paese c’è chi, simpaticamente, viene a perdere una sorta di primato con la crescita esponenziale della squadra gialloverde. «In effetti prima Caldiero era conosciuta prettamente per le sue terme ora invece c’è anche il calcio», conferma sorridendo il direttore delle Terme di Giunone Vittorio Gazzabini. «Battuta a parte sono davvero felice per questi risultati. Ho giocato anch’io nel Caldiero e ci ha giocato pure mio figlio. Diciamo che la popolarità delle terme va da maggio a settembre, quella del calcio copre il resto dell’anno. Sono amico del presidente Berti, abbiamo già intrapreso alcune collaborazioni col calcio, magari questa sinergia potrà svilupparsi. Di certo faccio il tifo per loro, se lo meritano». Contagio vitale Un entusiasmo che contagia anche uomini di calcio. Sandro Cherobin è stato allenatore del Caldiero negli anni ’80. È una delle figure più conosciute del calcio dilettantistico veronese. Ed è su di giri al pensiero di un Caldiero in grado di approdare al professionismo. «Merito della famiglia Berti. A Caldiero sono stato un paio di stagioni, si giocava in Seconda e poi siamo stati ripescati in Prima. Dispiace dirlo, senza Filippo il Caldiero tornerebbe in quelle serie. Da domenica pomeriggio da quando ho visto che sono in testa alla classifica ogni mezz’ora mando un messaggio al presidente e a Fabio Brutti. Il testo? Un saluto alla capolista».
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