Momento delicatissimo in casa Foggia. Le dimissioni di Delio Rossi, con l'arrivo ufficializzato ieri di Enrico Barilari, rappresentano l'ennesimo capitolo di un libro che i tifosi dei Satanelli avrebbero preferito non vedesse mai la luce. Per capire meglio il momento che vivono i rossoneri, abbiamo intervistato il giornalista Pino Autunno, una delle voci più autorevoli, responsabile delle pagine sportive del quotidiano "L'Attacco", oltre che conduttore della trasmissione web "90° rossonero", che va in onda sul canale youtube di MiticoChannel nell'immediato dopo gara di tutte le partite della squadra pugliese.
Caos Foggia. Ci spiega cosa è accaduto negli ultimi giorni e cosa ha portato Delio Rossi a dimettersi?
«Non credo che sia qualcosa che è successa negli ultimi giorni. È qualcosa che stava covando già da qualche settimana. All'interno dello spogliatoio c'era qualche mal di pancia di troppo, anche il presidente aveva sollevato qualche dubbio e perplessità su alcune scelte tecniche. Poi, sono arrivate tre sconfitte tra campionato e coppa e la situazione è precipitata. Nel momento in cui Delio Rossi, probabilmente, ha intuito di essere mal sopportato all'interno dello spogliatoio perché così gli è stato riferito e così lui stesso ha, poi, verificato con un faccia a faccia al quale ha preso parte anche la proprietà con Nicola Canonico, per il bene della squadra ha deciso di fare un passo indietro. Sinceramente io non credo però che Delio Rossi fosse inviso alla squadra e che dalla stessa sia stato scaricato. Questa è una congettura un po' più allargata... perché qua c'è una situazione particolare con l'amministrazione giudiziaria. Delio Rossi già a settembre voleva fare un passo indietro perché le cose non gli piacevano, anche i patti che erano stati fatti a monte per il suo ingaggio non erano stati rispettati a livello organizzativo e anche di calciomercato, con rinforzi e giocatori che dovevano arrivare. La situazione, quindi, è sempre stata un po' complicata, poi i risultati non arrivano e la stessa precipita. Però, poiché la società non poteva esonerarlo, perché aveva fatto i salti mortali per portarlo a Foggia, è arrivata la risoluzione. Quando il mister aveva sollevato la questione in merito i propri dubbi all'amministrazione giudiziaria, la stessa aveva risposto spiegandogli che il progetto era tutto incentrato sulla figura di Delio Rossi. E, allora, qualcosa non mi torna. Una squadra di "ragazzotti", i rossoneri sono, dopo l'Atalanta, la squadra con l'età media più bassa, mi sembra difficile possa mettere in discussione la posizione di Delio Rossi. Poi, però, nel calcio è sempre tutto possibile».
La convince la figura di Enrico Barilari come nuovo allenatore?
«Credo che per qualunque allenatore fosse venuto a Foggia, ma lo dicono gli ultimi cinque anni, sarebbe valsa la stessa cosa: troverà difficoltà. Soprattutto difficoltà ad instaurare un feeling con la proprietà. Non è un caso che per i Satanelli questo è il diciassettesimo allenatore negli ultimi cinque anni. Alcuni tecnici durati due o tre partite, erano solo di passaggi, pro-tempore, ma comunque sono con Barilari diciassette le figure che si sono alternate sulla panchina rossonera. Così un progetto tecnico non riesce mai a decollare perché poi questa proprietà non è mai soddisfatta, vuole sempre cambiare, fa ruotare una trentina minimo di calciatori all'anno, e così il povero Foggia scivola sempre più in basso».
Ci sono dei colpevoli che possono essere additati per questi anni bui del Foggia?
«Io non parlo di colpevoli. Sicuramente fare calcio a Foggia non è facile, perché è una piazza difficile in tutti i sensi, le vicende che l'hanno riguardata recentemente sono sotto gli occhi di tutti. È una piazza storica, di tradizione, che in serie C dovrebbe essere un po' come la Juventus in serie A. Ovviamente, la condizione generale sociale di questa città non è delle più agevoli e capisco anche tutte le difficoltà per chi eventualmente si vuole cimentare con il calcio a Foggia, però Canonico, al di là della stagione in cui ha sfiorato la promozione nella finale play-off con il Lecco, non ha mai entusiasmato più di tanto. Sicuramente da parte della proprietà ci sono responsabilità oggettive e precise. Poi, dire se Canonico è il maggiore responsabile o uno dei responsabili è un'altra cosa. Però, ci ha messo del suo sicuramente».
Difficile parlare di calcio giocato, però domani c'è la sfida ad una delle squadre accreditate per la vittoria finale: il Benevento. A questo punto che partita potrebbe essere quella di domenica e se i prezzi popolari praticati per accedere allo stadio possano trasformarsi in un boomerang per eventuali contestazioni?
«Le curve hanno fatto una nota ufficiale dove hanno chiarito che loro continueranno nella loro forma di protesta. Vale a dire che fino a quando c'è questa proprietà loro non seguiranno il Foggia in casa ma solo in trasferta. La rottura, sotto questo punto di vista, p totale. La giornata della legalità nello sport ed i prezzi ridotti potrebbero far lievitare un po' il numero di presenze che fino ad oggi si sono attestati intorno alle 1.400 di media. Numeri veramente irrisori per una piazza come quella foggiana. Sinceramente, non credo che ci sarà un boom di tagliandi venduti. Se si arriverà a 3.000 spettatori presenti sarà già un successone ma ho qualche dubbio. Il Benevento è una bruttissima gatta da pelare. Un avversario tra i più pericolosi, peraltro una squadra un po' arrabbiata per gli ultimissimi risultati. Ha un organico di primissimo livello, tra i migliori della categoria se non il migliore in assoluto. Sarà, quindi, un impegno gravoso per il Foggia ma, aggiungo, se si vuol far passare il messaggio che il problema era Delio Rossi a questo punto dovrebbe registrarsi una reazione d'orgoglio da parte della squadra voglio augurarmi. Vediamo cosa succede domenica».
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com / Twitter: @NotiziarioC
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