Cinque partite, quattro punti. A mettere d’accordo tutti è la delusione per un avvio di campionato che ha visto l’Ancona incassare tre sconfitte, due delle quali davanti ad un pubblico che al termine della sfida con la Juventus Next Gen non ha mancato di esternare tutto il suo disappunto. Le frasi del ds Micciola, che ha sottolineato come tutti siano in discussione, fanno capire come il match di Olbia può assumere le sembianze di “sliding door” nella stagione dei dorici. Con particolare riferimento, ça va san dire, alla posizione di un Marco Donadel che alla luce dei risultati arrivati, non appare particolarmente solida. I tifosi si dividono, tra chi auspica un cambio di rotta per evitare il rischio di un torneo passato a debita distanza dai quartieri residenziali della classifica, e chi è disposto a dare fiducia ad un allenatore che sta plasmando un gruppo rinnovato e ringiovanito.
Smontare tutto, a cinque partite dall’inizio, significherebbe dare un colpo di spugna a quella programmazione che è partita, val bene ricordarlo, già al tramonto della scorsa stagione. E che è stata portata avanti in estate nel segno di un mercato che ha visto staff tecnico e dirigenza lavorare in sinergia, con acquisti concertati e funzionali all’idea di gioco di Donadel. L’allestimento della rosa è stato qualcosa di particolarmente vicino ad una vera e propria rivoluzione, e molte delle new entry – complici le scelte dell’allenatore ma anche problematiche fisiche – o hanno trovato spazio risicato, o addirittura pari o zero come nel caso di Gavioli. Aspetto, questo, che fa dell’Ancona ancora un cantiere aperto, con la ricerca di un’identità non ancora completata ed una luce che si è accesa ad intermittenza.
Alla resa dei conti, escludendo il brutto capitombolo di Cesena, in un’analisi estremamente sintetica i biancorossi hanno sfiorato il colpaccio a Chiavari, vinto col Pineto di misura pur senza brillare, e sono stati condannati da due amnesie difensive col Gubbio e da due contropiedi con la Juventus Under 23. Creando soprattutto con i bianconeri diverse occasioni da rete non sfruttate, ed in entrambi i casi rischiando poco, o nulla, vista l’ordinaria amministrazione svolta da Perucchini e Vitali nelle due partite, a differenza ad esempio di quanto fatto dall’estremo difensore dei piemontesi Diaffara, che ha salvato più volte la porta ospite dalla capitolazione. In un ottobre dai ritmi forsennati (sette partite in ventotto giorni), cambiare guida tecnica significherebbe dare sì una robusta sterzata, ma anche portare la squadra a dover metabolizzare il cambiamento a stretto giro di posta più in partita che non nelle sedute settimanali, estremamente risicate nel numero in considerazione nel calendario fitto di impegni. Il gioco comportato da tale sconvolgimento varrebbe davvero la candela?
Il rovescio della medaglia è costituito proprio da un calendario congestionato, che non permette – nell’idea degli appartenenti al partito dell’esonero – di perdere altro tempo. Un altro eventuale passo falso nella prossima gara di Olbia nuocerebbe ad una classifica che è già “in rosso”, nell’ottica di quei play-off che sono stati identificati come obiettivo da perseguire. I risultati non arrivano, ed a Donadel viene anche imputato un esagerato dinamismo in quello che è la scacchiere tattico, con un modulo estremamente variabile (si è visto anche in corso d’opera il passaggio ad una difesa a quattro e persino l’utilizzo di Spagnoli come esterno offensivo). Nulla da obiettare sulla necessità di cambiare volto alla squadra in caso di necessità, ma tale flessibilità potrebbe anche essere interpretato come un segnale di una mancanza di chiarezza d’idee (complice, forse, anche l’inesperienza data dal suo primo incarico come primo allenatore da inizio stagione) in quello che dovrebbe essere l’assetto abituale.
C’è poi il discorso legato alle scelte effettuate in sede di mercato. Perché ad aleggiare c’è sempre la sensazione che, nel complesso, la rosa allestita abbia meno qualità rispetto a quella della scorsa stagione, con il bilancio partenze-arrivi in rosso in termini di competitività. Scartare l’ipotesi a priori? Bene, ma in questo caso non è ammissibile faticare così tanto, visto che anche il pareggio del debutto con l’Entella va ridimensionato, in considerazione delle enormi difficoltà dei liguri incontrate in avvio di stagione. Restano le certezze costituite da Spagnoli (che arriverà anche quest’anno in doppia cifra), Perucchini (al netto dell’erroraccio contro il Gubbio) e Peli che è sembrato l’elemento più in palla tra le new-entry. Per il resto, il valore di chi è arrivato a rimpiazzare i partenti e gettato nella mischia deve ancora emergere del tutto o perlomeno con continuità, visto l’andamento sinusoidale dal punto di vista delle prestazioni offerte in questo scorcio di torneo. Se invece l’asticella della qualità dovesse considerarsi abbassata, sarebbe utile prenderne coscienza. I tifosi, la vera nota lieta di questo primo mese, non hanno solo il diritto di contestare, ma anche di comprendere se questo anno di transizione comporti soffrire ed accantonare propositi ambiziosi. Capire cioè se l’Ancona 2023/2024 sarà questa oppure quella finora vista sia solo una versione provvisoria in attesa di un "upgrade" che corregga i difetti. Con o senza Donadel.
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com / Twitter: @NotiziarioC
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