Quando la partita sembra ormai avviata verso un pareggio sterile, quando le gambe si fanno pesanti e la concentrazione cala, è allora che Demetrio Steffè sa come accendere la luce. A Voghera, come già era accaduto contro la Virtus Ciserano, l'attaccante si è confermato l'uomo della Provvidenza per il Chievo Verona, firmando nel finale il gol che ha regalato tre punti preziosi alla squadra clivense.
Due vittorie strappate con i denti negli ultimi minuti, sei punti che pesano come macigni in una Serie D sempre più combattuta ed equilibrata. L'ultimo acuto di Steffè è arrivato domenica scorsa con una giocata d'istinto puro: un tocco di prima intenzione che ha fatto esplodere di gioia la tifoseria gialloblù e che testimonia la capacità del calciatore di materializzarsi nei momenti cruciali.
Alla richiesta di raccontare il gol decisivo segnato domenica, Steffè, come ripreso dal quotidiano "L'Arena" ricostruisce l'azione con lucidità: "Ero appostato al limite, seguivo l'uomo in copertura. Probabilmente ho capito un attimo prima di lui dove sarebbe arrivato il pallone. È stato tutto rapidissimo: ho calciato di prima, senza pensarci, cercando l'unico spazio libero che avevo davanti. Quando ho visto la palla entrare sono corso verso i tifosi, una gioia enorme".
Una giocata che racconta molto del calciatore: attenzione tattica, senso della posizione e, soprattutto, quella freddezza che serve per non sprecare l'occasione quando si presenta. Caratteristiche che stanno facendo la differenza in questo avvio di stagione.
Nonostante i recenti exploit, l'attaccante mantiene i piedi per terra e non si nasconde dietro false modestie: "In realtà non sono mai stato un grande realizzatore: il massimo che ho fatto sono quattro gol in un anno con la Triestina, quando arrivammo in finale playoff per salire in Serie B. Però è vero, in questo periodo mi sta riuscendo bene farmi trovare al posto giusto nel momento giusto".
Un'ammissione sincera che fa capire quanto siano importanti questi gol per la sua crescita personale e per le ambizioni della squadra. La capacità di incidere nei momenti decisivi è una dote che non si può insegnare, e Steffè sta dimostrando di possederla.
Al secondo anno consecutivo nella quarta serie nazionale, anche se lo scorso campionato militava nel girone veneto-friulano, Steffè ha maturato una visione precisa del torneo: "Sinceramente credo che il livello medio si sia un po' abbassato rispetto al passato. Però questo non significa che non ci siano squadre forti: secondo me almeno quattro o cinque sono davvero attrezzate per vincere. Questo crea grande equilibrio e ogni domenica può succedere di tutto. È questo che dobbiamo capire, che ogni partita è un'insidia, non bisogna abbassare la guardia".
Un'analisi che mette in luce la principale caratteristica di questo campionato: l'imprevedibilità. Non esistono partite scontate, non ci sono avversari da sottovalutare. Ogni domenica la classifica può cambiare volto, e la concentrazione deve rimanere sempre al massimo livello.
Il ritorno di Steffè al Chievo non è un caso né una scelta dettata unicamente da motivazioni professionali. Il legame con la società veronese affonda le radici nel settore giovanile, quando l'attaccante vestiva la maglia della Primavera: "Qui ho vinto il campionato italiano Primavera con mister Nicolato: semifinale e finale ai rigori, e io segnai in entrambe le serie. È stata una bellissima esperienza, ho ricordi che porterò sempre con me. Quando quest'estate è arrivata la proposta, non ci ho pensato troppo, mi piace la serietà del progetto, il Chievo mi è rimasto nel cuore".
Un trionfo costruito dal dischetto, con la personalità di presentarsi a battere nei momenti decisivi. Quella stessa personalità che oggi sta facendo la differenza anche in Serie D, trasformando Steffè in uno dei protagonisti della stagione clivense.
Triestino di nascita e di fede calcistica, Steffè non può ignorare la difficile situazione che sta vivendo la sua squadra del cuore. Recentemente si è recato al Gavagnin per seguire da vicino le sorti della Triestina, società che versa in acque agitate: "La situazione non è semplice. Con una penalizzazione così pesante sarà durissima salvarsi, è inutile girarci intorno. Però ho visto una squadra viva e soprattutto un grande staff tecnico. La piazza merita di lottare fino all'ultimo".
Parole che tradiscono l'affetto per una maglia che ha rappresentato una tappa importante della sua carriera, ma quando arriva la domanda più scomoda, quella che chiede di scegliere tra la salvezza della Triestina e la promozione del Chievo, Steffè non ha esitazioni: "Non ho dubbi: la mia squadra è il Chievo. Voglio contribuire a riportare il club dove merita. La Triestina resterà sempre nel mio cuore".
Una dichiarazione di intenti chiara, che testimonia la professionalità e la totale dedizione al progetto gialloblù. Il cuore può essere diviso tra gli affetti, ma la testa e le energie sono tutte concentrate su un unico obiettivo: riportare il Chievo Verona nel calcio che conta.
Con i suoi gol pesanti, Steffè si sta ritagliando un ruolo da protagonista in questa stagione del Chievo. I sei punti conquistati nei minuti finali contro Virtus Ciserano e Vogherese potrebbero rivelarsi determinanti nel lungo percorso che porta alla promozione. In un campionato così equilibrato, dove ogni domenica può riservare sorprese, avere in rosa un giocatore capace di decidere le partite quando tutto sembra perduto rappresenta un valore aggiunto fondamentale.
La stagione è ancora lunga e le insidie sono dietro ogni angolo, come lo stesso Steffè ha saggiamente sottolineato. Ma se l'uomo della Provvidenza continuerà a presentarsi puntuale agli appuntamenti con il gol, il Chievo avrà un'arma in più per coltivare le proprie ambizioni di ritorno nel professionismo.
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