L'aria attorno alla SPAL si fa sempre più irrespirabile. Dopo il doppio pareggio che ha messo in discussione la leadership in classifica, maturato in un campo difficile contro un Sant’Agostino determinato, mister Stefano Di Benedetto si è presentato davanti alla stampa con un misto di frustrazione e orgoglio. Le reti di Cozzari e Mazza, entrambe arrivate in extremis nei rispettivi tempi di gioco, hanno evidenziato il carattere della squadra, ma il risultato finale non è bastato a placare gli animi.
Di Benedetto ha analizzato lucidamente la prestazione, ma ha soprattutto puntato il dito contro le eccessive pressioni e il poco supporto che, a suo dire, circondano quotidianamente i suoi giocatori.
Il tecnico ha respinto le accuse di un «meccanismo inceppato», pur riconoscendo le difficoltà. Ha chiesto onestà nell'analisi, ricordando le condizioni di lavoro: «Non voglio elencare degli alibi, perché sono qui a metterci la faccia, però bisogna evidenziare che siamo venuti qui dopo aver già disputato una partita due giorni fa e dovevamo recuperare le energie». La preparazione della sfida, giocata con un tempo di recupero minimo, non è stata semplice.
A rendere il tutto insopportabile è stato il clima ostile percepito fin dall'inizio: «In più dopo cinque minuti, sullo 0-0, veniamo contestati e infamati: non è facile giocare in questo clima». Il mister ha difeso i suoi ragazzi: «I ragazzi hanno dato tutto, ma so bene che non è sempre sufficiente per vincere una partita». Questa situazione di pressione, ha chiarito, non è nuova: «Io sono la guida di questa squadra e come tale accetto le critiche e gli insulti che mi arrivano, ma questo capita già da inizio stagione, non solo oggi. Continuiamo, andiamo avanti anche se siamo duramente criticati».
Di Benedetto ha voluto squarciare il velo sulle condizioni fisiche con cui la squadra sta affrontando questo periodo. Le assenze per infortunio sono pesanti, toccando sei o sette giocatori, ma l'impegno di chi è sceso in campo è totale, spesso oltre il limite fisico. «Ho visto ragazzi farsi delle infiltrazioni pur di giocare», ha rivelato.
Il tecnico ha citato casi specifici: «Oggi Ricci ha giocato con una coscia fasciata a causa di un’infiltrazione, perché aveva una forte contrattura, così come Carbonaro e Iglio». Situazioni simili si prospettano per il rientro di Di Bartolo e Moretti. Anche Malivojevic è rientrato da un periodo di malattia «piuttosto difficile» e non è ancora brillante. Persino l'attaccante Dall’Ara e Gaetani hanno giocato con i punti di sutura.
Di fronte a tanta dedizione, il mister fatica ad accettare gli epiteti negativi: «Ci dicono ‘vergogna’ per i pareggi con Solarolo e Sant’Agostino ma non è che siamo una squadra di invincibili, siamo esseri umani».
Pur ammettendo senza riserve che «contro il Pietracuta abbiamo fatto una partita di merda», Di Benedetto ha invitato a guardare il bicchiere mezzo pieno nelle altre recenti uscite. Ha parlato di grande sfortuna contro il Solarolo, con «circa 25 palle gol non sfruttate e un rigore nettissimo non fischiato in nostro favore».
Ha difeso il pari esterno contro il Mezzolara – definita da molti la vera rivale per la vittoria finale – ottenuto con ben «sette giocatori indisponibili». Il pareggio di oggi è figlio di un campo «in cui era impossibile giocare al calcio e noi abbiamo quelle caratteristiche lì», giustificando così le scelte tattiche, come quella di avvicinare Cozzari alle punte per sopperire al terreno sconnesso.
Sul fronte del furore agonistico, il mister ha espresso rispetto per le critiche, ma ha promesso di lavorare su ogni aspetto, incluse le «situazioni sporche, sulle seconde palle». Il confronto con i giocatori è aperto e onesto: «Mi sono confrontato coi ragazzi anche su questo argomento e sono d’accordo che dobbiamo trovare nuove soluzioni. Perché se scappiamo e ci deprimiamo non ci stiamo comportando da uomini».
In chiusura, Di Benedetto ha riaffermato la sua fede nel progetto e nel gruppo, lanciando un messaggio forte sul suo futuro e sulla società. «Non mi dimetto perché io credo nei ragazzi e non ne faccio una questione di soldi, che per quanto mi riguarda possono anche togliermi. Sono i deboli che si dimettono». Ha poi lanciato una frecciata durissima ai detrattori: «Chi non fa niente e critica senza logica non ama la SPAL: questo non è affetto, dopo due minuti a massacrare tutti».
Ribadendo di aver «strappato un contratto con la Sampdoria per venire qui, perché credo nella città, nella società e nel progetto», il tecnico ha chiesto unità: «Se si vuole bene alla squadra non bisogna criticarla, perché è fin troppo facile tifare quando si vince. Mi prenderò io gli insulti, ma la squadra sta facendo tutto quello che può fare in termini di impegno ed è forte mentalmente». L'imperativo, nonostante il ciclo negativo, è solo uno: «continueremo a lavorare».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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