Alex Menta, ex dirigente della Triestina, ha affidato a Instagram un messaggio intenso e doloroso per annunciare la conclusione del suo rapporto con la società alabardata.
Un testo che va oltre la semplice comunicazione, trasformandosi in una profonda riflessione sulla sua missione di salvataggio del club e sul significato che la città ha assunto nella sua vita.
"Ci sono momenti nella vita in cui le parole non bastano, e questo è uno di quelli," esordisce Menta. "Ieri ho lasciato una squadra e una città che ho imparato ad amare. E la verità è che fa male. Profondamente."
Menta ha ripercorso la difficile estate appena trascorsa, descrivendo il suo compito come una missione "semplice e impossibile allo stesso tempo: salvare la squadra." La situazione era drammatica: "Quella era la realtà. Nessuna favola. Nessun conforto. Nessun tempo per respirare. Ogni singolo giorno era una battaglia contro il tempo, contro i debiti, contro la paura, contro le persone che non ci credevano."
Il dirigente ha rivelato di aver dedicato ogni energia alla causa: "Non ho dormito, non mi sono fermato. Ho lottato notte e giorno perché sapevo cosa sarebbe successo se avessi fallito, non a me, ma a tutti coloro che portano questo distintivo nel cuore."
Nonostante gli sforzi sovrumani, Menta non nasconde il peso del fallimento parziale. "La verità più dura di tutte è svegliarmi oggi, guardarmi allo specchio e sapere di non aver raggiunto il mio obiettivo. Conoscere il mio potenziale, sapere di cosa sono veramente capace e comunque non essere all’altezza… quella sensazione è un peso che mi porterò dietro per molto tempo." Con grande onestà, ha accettato la responsabilità: "Non mi nascondo dalle responsabilità. Non fuggo dalla realtà. La ammetto. Questa fa male."
L'ex presidente ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto a gettarsi in un'impresa così rischiosa. "Quando tutti gli altri vedevano un club andare in rovina, io vedevo solo una cosa: un club per cui valeva la pena morire. E mi sono buttato nel fuoco di mia spontanea volontà, perché la Triestina meritava qualcuno che non se ne andasse quando le cose si mettevano male. Qualcuno che avrebbe sanguinato per questo."
La sua tenacia ha prodotto risultati concreti, anche se non completi: "Ho trovato soluzioni quando non ce n’erano. Abbiamo portato nuovi investitori quando le luci erano quasi spente. Abbiamo aperto porte che erano chiuse. Abbiamo dato a questo club una possibilità, non una promessa, una possibilità." E in un’ultima nota di speranza, ha aggiunto: "E nella vita, le possibilità a volte bastano per costruire miracoli."
Un pensiero commosso è stato rivolto a coloro che lo hanno sostenuto nei momenti più bui. "A coloro che sono rimasti leali, a coloro che mi sono stati accanto quando sarebbe stato più facile sparire, il mio rispetto per voi va oltre le parole. Non dimenticherò mai chi è stato con me nell’oscurità e la mia Sara per essere sempre lì per me."
L'addio è particolarmente sofferto per un uomo che ha trovato un senso di appartenenza a Trieste. "Non ho una casa. Non appartengo a nessun posto. Ecco perché questo fa così male: perché questo posto è diventato casa mia. Questa città, la sua gente, il suo mare, il suo cielo, la sua bellezza. Trieste mi è entrata dentro."
Infine, un ringraziamento sincero alla nuova gestione del club. "Alla nuova proprietà, voglio dirlo chiaramente: grazie. In un mondo in cui così tanti inseguono denaro ed ego, tu hai scelto l’umanità. Hai fatto sacrifici che la maggior parte delle persone non conoscerà mai. Hai intrapreso una missione che spaventerebbe i più. La Triestina è viva grazie a chi crede ancora nel cuore più che nel profitto."
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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