La conferenza stampa del direttore sportivo del Brindisi, Emanuele Righi, al termine della gara di ieri si è trasformata in un inatteso, ma necessario, momento di forte chiarimento, culminato con la netta condanna di un gesto sconsiderato del capitano, Saraniti, il quale, secondo quanto riportato, avrebbe lanciato la maglia dopo la sostituzione. Il dirigente ha ringraziato la società per il sostegno fornito al gruppo, sia in termini economici che di assistenza, ma ha riservato un giudizio durissimo per la prestazione della squadra e per l'atteggiamento del suo capitano.
Righi ha esordito porgendo i suoi complimenti al Novoli per la «partita clamorosa» disputata, estendendo i suoi elogi al direttore sportivo avversario per l'ottimo lavoro svolto. Ma la sua attenzione si è subito spostata sull'ambiente Brindisi: «Chiedo scusa ai tifosi, non si può vedere una prestazione così».
Il DS ha riconosciuto che gli unici veri vincitori del pomeriggio sono stati gli ultras, dimostratisi un esempio di maturità e supporto: «A vincerla oggi sono stati gli ultras, potevano massacrarci a fine primo tempo, invece ci hanno messo nelle condizioni perfette per rendere al meglio». Questa chimica tra squadra e spalti, se ben sfruttata, può essere decisiva: «Se riusciamo a mettere in pratica questa chimica, non ce n’è per nessuno».
La questione più delicata è esplosa quando Righi ha affrontato l'episodio che ha visto protagonista il capitano biancazzurro. «Il nostro capitano si è reso protagonista di un gesto che non accetto sotto nessuna forma», ha tuonato Righi. Il dirigente ha messo in chiaro che le questioni interne si affrontano tra le mura dello spogliatoio: «I panni sporchi si lavano in casa, so essere bravo e dolce ma anche incazzato».
L'eventuale voglia di Saraniti di lasciare la squadra è stata liquidata con sdegno: «Se vuole andare via da Brindisi, io questi giochini li facevo alle elementari. Questa maglia è sacra, Brindisi è qualcosa di diverso, non c’è bisogno di fare i fenomeni». Righi ha promesso un confronto immediato e risolutivo con l'attaccante: «Andrea avrà un confronto molto chiaro con me, ma da qui non andrà via. Quello che succederà lo vedrete nel corso dei mesi».
Il DS ha negato di voler minimizzare la situazione appellandosi a giustificazioni psicologiche: «Non ho una laurea in psicologia, non me ne frega nulla del motivo per cui ha fatto quel gesto, ma fino a che ci sarò io questo gesto non passa». Ha poi sottolineato la relatività dell'apporto individuale: «Il campionato lo vinco e lo perdo con o senza Saraniti, il calcio è uno sport di squadra».
Righi ha chiarito che il suo non è un attacco alla dedizione del calciatore, ma un richiamo al rispetto per i simboli e i tifosi: «Non contesto l’attaccamento di Saraniti al Brindisi, contesto il fatto che la maglia è sacra, perché quella maglia ha vissuto periodi che noi non possiamo permetterci di infangare».
Il monito è poi diventato collettivo, rivolto a tutti i tesserati: «Siamo pagati almeno un 20/25% in più della normalità, ogni domenica ci sono persone che pagano per venire allo stadio, e il minimo che si può fare è non infangare i loro ideali. Sono furente».
Il dirigente ha invitato tutti a dare di più, dal tecnico ai calciatori: «Si può giocare un calcio migliore: il mister può dare di più, i calciatori devono fare di più». Nonostante la rabbia, ha notato un aspetto positivo: «Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, la squadra oggi non ha mai mollato. Sul secondo gol si vede lo spirito del Brindisi».
Righi ha difeso la posizione del tecnico, Ciullo, sottolineando che non ha «più colpe degli altri». Il direttore sportivo ha respinto ogni alibi riguardante la qualità del campo da gioco – pur ammettendo che in trasferta «i cross partono meglio» – e ha smentito che solo l'attaccante Burzio sia l'unico in grado di saltare l'uomo.
Riferendosi al capitano e al suo gesto, Righi è stato categorico: «Non siamo un branco di pagliacci, a casa mia non la fai sta cosa». Il messaggio è di unità e serietà: «Una squadra che non ha valori umani oggi non vince, per questo non posso pensare che il mio capitano sia quello che mi fora le gomme in corsa. E non va via, sto giochino qui non funziona».
In chiusura, pur ricordando che «non abbiamo ancora perso una partita» e che la classifica resta buona, l'appello finale è stato per la coesione. La stagione è «lunga, molto lunga», ma il DS ha lanciato un avvertimento che suona come una garanzia: «Quello che vi chiedo è la compattezza, perché vi garantisco che nelle mura del “Fanuzzi”, chi non si comporta bene poi non si diverte».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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