La sala stampa dell'Arechi ha ospitato un mister Longo soddisfatto per il punto guadagnato, ma altrettanto critico verso alcuni aspetti che esulano dal campo di gioco.
Dopo il pareggio contro la Salernitana, il tecnico del Crotone ha offerto una panoramica meticolosa della gara, suddividendola idealmente in due frazioni distinte, per poi lanciare un chiaro messaggio sulla lotta al vertice e, in chiusura, una dura frecciata all'attuale gestione della tecnologia in campo.
Rispondendo alla prima domanda sulla giustezza del risultato, il tecnico ha sottolineato che, come spesso accade, «all'interno delle partite ci sono più partite», ma in questo specifico caso ne ha identificate solo due, ben distinte tra primo e secondo tempo.
La prima frazione di gioco è stata l’espressione del lavoro settimanale del Crotone, orientato alla ricerca di spazi e all'anticipo delle mosse avversarie. Longo ha spiegato la scelta tattica di schierare Enrico Piomanello come punta atipica, per sfruttare la sua «corsa e un aspetto fisico nel breve e nella velocità maggiore dei tre difensori avversari». Questa strategia ha portato la squadra ad arrivare con costanza «con molta qualità negli ultimi 25-30 metri», affidandosi poi alla brillantezza degli interpreti, in particolare Maggio sulla fascia sinistra, che ha ingaggiato diversi duelli in uno contro uno. Nonostante un primo tempo di «alto valore» e la creazione di «tante occasioni a spazi aperti», la squadra non è riuscita a finalizzare, lasciando un leggero rammarico per non aver saputo «sfruttare» completamente i momenti favorevoli.
La ripresa, al contrario, ha visto un Crotone costretto a fare i conti con gli aggiustamenti tattici della squadra di casa, in particolare la disposizione di Capomaggio in stile mezzala di contenimento. Questo ha messo in difficoltà il Crotone, che col passare dei minuti ha sentito il peso della responsabilità di «portare a casa punti». La risposta, tuttavia, è arrivata sotto forma di «sacrificio» e nella capacità di mantenere la porta inviolata, specialmente negli ultimi quindici minuti, quando gli avversari hanno creato «troppe occasioni all'interno della nostra area di rigore». Longo ha ammesso di aver temuto i cross e i traversoni, considerando la differenza strutturale e fisica tra le due squadre, sottolineando che, in media, il Crotone «soccombavamo a meno di due metri» negli scontri aerei. Nonostante questo, ha elogiato lo «spirito battagliero» e l'elevata «qualità di sacrificio» mostrata dalla sua formazione.
Interrogato sulla corsa al titolo, Longo ha riconosciuto il valore delle tre formazioni che, al momento, sembrano avere una marcia in più: Salernitana, Benevento e Catania. «Ritengo che le tre squadre siano squadre strutturate per provare a vincere il campionato», ha affermato il tecnico.
Tuttavia, pur riconoscendo il vantaggio di queste formazioni in termini di valori, Longo ha voluto allargare il cerchio della potenziale lotta, evidenziando l'equilibrio della competizione: «Ci sono almeno tre-quattro squadre che secondo me potrebbero rinserirsi nella lotta per competere in un campionato che, ripeto, l’equilibrio lo si legge in ogni risultato di ogni domenica». Sarà fondamentale, a suo avviso, assistere a confronti diretti e inaspettati "stop" che ridefiniranno la classifica, poiché il vantaggio dei valori non sempre coincide con il vantaggio finale in graduatoria.
L'intervento più forte e inaspettato del mister è arrivato in chiusura, quando ha spostato l'attenzione dall'agonismo in campo al nervosismo generato dalle decisioni arbitrali e, in particolare, dal sistema di revisione video (FVS).
Longo ha sostituito il termine "cattiveria" con «determinata», definendo la sua squadra «sempre centrata all’obiettivo», ma ha denunciato il clima venutosi a creare nel finale. Riferendosi all'utilizzo del sistema FVS, il tecnico ha portato un dato sorprendente emerso dall'ultima riunione con l'AIA: «Su 600 chiamate in FVS, soltanto il 10% è stato in review cambiata la decisione dell'arbitro».
A fronte di questa percentuale esigua, il mister ha lanciato una «critica costruttiva» ma tagliente: «Perché non delimitare questa scelta dell’arbitro soltanto ai calci di rigore e al review del gol?». Longo crede che esista una «tendenza» a non accettare che il richiamo possa arrivare da un altro professionista, creando un «cortocircuito» che rallenta il gioco e aumenta inutilmente l'agitazione.
«C'è soltanto un corto circuito che tendenzialmente poi mi dispiace anche dirlo aumenta le tensioni all’interno del campo di gioco», ha dichiarato. Il tecnico ha portato l'esempio dell'espulsione del proprio direttore generale, avvenuta a suo dire «fermo in panca» e «senza aver proferito nessun tipo di parola», come sintomo di un nervosismo evitabile. L’auspicio è che la tecnologia, che pure è un supporto, venga gestita in modo più autonomo dal direttore di gara, limitando gli interventi per preservare la «giustezza della continuità prestativa» e l'esperienza dello spettatore, evitando un «teatrino» che non rende onore a una gara «di grande qualità fatta da due squadre eccellenti».
Infine, un commosso momento è stato dedicato a Carlo Ricchetti, ex protagonista della Salernitana di Delio Rossi e recentemente scomparso. Longo, che ha conosciuto alcuni ex compagni di squadra come Ciccio Tudisco e Claudio Grimaudo, ha ricordato di aver parlato spesso di questo «personaggio un po’ atipico». Ha espresso il suo dispiacere umano per la perdita, riconoscendo che la sua assenza è un vuoto storico per la piazza: «Quando va via un pezzo di storia, tendenzialmente l’unica fortuna che ha è che verrà ricordato sempre». Sulla base delle testimonianze ricevute, Longo ha concluso il suo ricordo definendo Ricchetti non solo un «grandissimo calciatore», ma anche «una persona giusta e di una persona speciale».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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